Sardegna: 12 giorni on the road

Destinazione Sardegna! All’interno dell’articolo vi presenteremo la nostra avventura in questa meravigliosa isola italiana e vi accompagneremo alla scoperta dei suoi tesori: spiagge, entroterra, cibo locale e storia. Nei nostri 12 giorni on the road abbiamo deciso di partire (noleggiando una macchina) da Cagliari per poi percorrere tutta la circonferenza della Sardegna in senso orario, cambiando alloggio di zona in zona. Quindi cosa aspettate? Tuffatevi con noi nelle acque cristalline dell’isola, seguiteci alla scoperta dei siti storici e nei vicoli più nascosti delle sue città. Degustate con noi del pecorino con miele sardo per poi passare alle tipiche sebadas, e immergetevi negli agriturismi dell’entroterra vagando e perdendovi per stradine selvagge. Parola nostra, non ve ne pentirete! 

INDICE

COSA ASPETTARSI 

La Sardegna è un’isola e regione italiana bagnata dal mar Tirreno e dal mare di Sardegna.
Il clima è mediterraneo e la temperatura media oscilla dagli 8 gradi invernali ai 25 estivi. La pioggia scarseggia, si contano in media al massimo un’ottantina di giorni piovosi all’anno, ma il vento invece è quasi sempre presente. Maestrale e Ponente soffiano spesso sull’isola. Quindi in valigia, anche nella stagione estiva, non dimenticatevi mai una felpa o un golfino da tenere a portata di mano la sera durante una passeggiata al mare sotto le stelle.

A differenza di quanto si possa credere, la popolazione sarda è molto legata all’entroterra e quindi all’allevamento rispetto alla pesca (strano per degli isolani eh!), e lo potrete notare dai ricchi menù che troverete negli agriturismi tipici o facendo due chiacchiere con qualche locale.

Da non perdersi durante il soggiorno una full immersion nella tradizione culinaria. Non potete andare via dall’isola senza prima aver provato il pane carasau, frattau e guttiau, i malloreddus (i famosi “gnocchetti sardi” a conchiglia), le pardulas (dolcetti ripieni di ricotta e zafferano che diventano casadinas se farcite con il formaggio), le famosissime sebadas (dette anche seadas, ovvero dolci fritti ripieni di formaggio e avvolti dal miele), i culurgiones (tradizionalmente pasta ripiena di patate, pecorino e menta, ma i ripieni variano in base alle zone), la fregula (semola di grano duro e acqua), il porcetto (non chiamatelo porceddu perché gli abitanti sardi lo percepiscono come un dispregiativo) e tantissimi altri piatti di cui vi innamorerete. 

Località più turistiche della Sardegna? Sicuramente la parte nord-est con Porto Cervo raccoglie da tutto il mondo turisti che non si tirano indietro di fronte a prezzi stellari, ma dobbiamo ammettere che è stata anche la parte che noi abbiamo apprezzato meno, per diversi motivi che approfondiremo più avanti nell’articolo. La Costa Rei e Villasimius a sud-est sono predilette da famiglie che cercano relax totale e strutture attrezzate per i bambini: anch’essa non è tra le mete più economiche dell’isola, ma il mare è mozzafiato. Le zone di Alghero e Stintino sono invece a cavallo tra un turismo marcato e un clima di romanticismo e tranquillità. Infine, se siete alla ricerca di vita notturna e di un’atmosfera giovanile e frizzante, fate tappa a San Teodoro, che con i suoi mercatini e locali saprà sorprendervi.

La zone più selvagge e meno battute si trovano a sud-ovest, dal Sulcis Iglesiente al Medio Campidano, e nell’Ogliastra, sulla costa orientale. Anche l’Oristanese offre delle perle nascoste, e noi non abbiamo trovato troppi turisti durante il nostro viaggio a fine Agosto. 

Va detto però: la Sardegna è bella tutta, dall’entroterra selvaggio alle coste più turistiche dal mare perennemente cristallino. In ciascuna zona troverete tradizioni e paesaggi differenti e mai monotoni che vi porteranno alla scoperta della storia sarda e della cultura locale.

COME MUOVERSI 

Per il nostro viaggio on the road in Sardegna abbiamo deciso di noleggiare una macchina. Avendo a disposizione solo 12 giorni e volendo fare il giro completo dell’isola on the road non potevamo fare scelta migliore. Con i mezzi pubblici, infatti, avremmo sicuramente dovuto scartare alcune mete dal nostro programma e ci saremmo perse i percorsi nell’entroterra e nella natura selvaggia, e i posti meno turistici e difficili da raggiungere (ma fidatevi, mozzafiato).

Abbiamo quindi noleggiato l’auto direttamente all’aeroporto di Cagliari (prenotata con un paio di mesi di anticipo tramite Discover Cars). La prediletta è stata una Fiat 500X che ci ha accompagnato anche negli sterrati più impervi e non ci ha mai deluse!

IL NOSTRO ITINERARIO ON THE ROAD

Giorno 1: CAGLIARI

Penso che questo primo giorno potrebbe intitolarsi senza problemi “maltempo e scontento”.
Aeroporto di Cagliari, 10:00 di mattina: sapete quando si dice “partire con il botto”? Ecco, diciamo che non è sicuramente scoppiato durante il nostro primo giorno. Appena messo il naso fuori dall’aeroporto è stato chiaro che la giornata sarebbe stata cupa e piovosa. Con coraggio abbiamo ritirato la nostra fedele auto e siamo partite verso il primo B&B a Capoterra, il B&B Malu Entu. Nella sfortuna del primo giorno abbiamo almeno trovato un bellissimo posto dove alloggiare e riposarci, complice la gentilezza della proprietaria e un’invitante piscina dove rilassarsi e prendere un po’ di sole (magari voi sarete più fortunati con il meteo). 

Con il morale un po’ a terra abbiamo comunque deciso di impiegare il nostro primo pomeriggio in una gita a Cagliari.
Sarà stato il tempo, o forse il nostro umore in declino, ma non l’abbiamo apprezzata a pieno. E’ una città piena di storia, nata per mano fenicia, che racchiude comunque molti luoghi d’interesse da visitare. Partiamo con il Bastione di Saint Remy: situato nel cuore della città vecchia, è uno dei monumenti più caratteristici di Cagliari. E’ composto da una scalinata a doppia rampa che vi condurrà alla Piazza Umberto I, dove potete godere di un panorama bellissimo sulla città e il mare. 

Voglia di un bel giro all’insegna dei prodotti freschi locali? Allora non perdetevi il Mercato di San Benedetto! Si tratta del mercato coperto più esteso d’Europa: pesce, carne, pane, frutta fresca, vino e formaggi tipici vi catapulteranno immediatamente in un’oasi di cibo e mille profumi differenti. Poi, una volta a Cagliari sarebbe un peccato perdersi Via San Saturnino e i suoi murales colorati. Insomma, una galleria a cielo aperto per dar vita alla street art!

Che dire, le cose da fare non mancano e noi abbiamo elencato quelle che ci hanno colpito di più, ma se avete tempo ci sono anche la Cattedrale di Santa Maria, le Torri dell’Elefante e di San Pancrazio e il Santuario di Bonaria che meritano una visita. Se vi imbatterete in una bella giornata di sole che illuminerà il paesaggio circostante sarà una gita memorabile. 

Ah ci stavamo quasi dimenticando! Altra tappa a cui dedicare qualche ora della vostra giornata è il Parco Naturale Regionale Molentargius. Lì troverete percorsi da fare a piedi o in bici (noleggiabili all’Info point del Parco), dove è possibile ammirare le saline e gli uccelli che le popolano. E’ infatti qui che vivono i famosi fenicotteri rosa, e se siete di passaggio verso l’inizio di giugno, assisterete al periodo della nidificazione dove tutta la zona si tinge di rosa. 

Bastione di Saint Remy
Colazione al B&B Malu Entu

Giorno 2 : TUERREDDA E DUNE DI PORTO PINO

Ahhhh ecco il nostro viso che finalmente torna ad essere baciato dal sole mentre ci dirigiamo verso la prima tappa del nostro secondo giorno. Possiamo ufficialmente dire che per noi la vera vacanza è iniziata proprio qui, con un sole caldo che rappresentava ciò che stavamo cercando in Sardegna. 

Abbiamo costeggiato la parte sud percorrendo la meravigliosa strada panoramica Sp71 tra Chia e Tuelada che ci ha permesso di ammirare alcune tra le più belle spiagge del sud della Sardegna. Quelle che più ci hanno colpito sono state (in ordine di apparizione da Chia a Tuelada) Su GiudeuCala CipollaTuerredda (dove ci siamo concesse un super bagno e qualche ora di relax al sole) e la Spiaggia di Piscinnì

Spiaggia di Tuerredda

Dopo un meraviglioso giro panoramico allungato dalle mille foto scattate, ci siamo dirette verso quella che sarebbe stata la nostra meta pomeridiana: la Spiaggia delle Dune di Porto Pino. Come può suggerire il nome, la spiaggia è caratterizzata da bianche dune modellate dal vento che possono raggiungere i 20 metri di altezza. Parte del litorale è accessibile solo d’estate, perché cade nel poligono militare. Mare cristallino e sabbia bianca vi convinceranno a fermarvi il più a lungo possibile.

Un consiglio: ricordatevi di impostare sul navigatore la meta “Dune di Porto Pino” e non “Spiaggia di Porto Pino”, poiché quest’ultima è la piccola spiaggia del paese. Prima del parcheggio vi aspettano una ventina di minuti di sterrato e dopo aver lasciato la macchina una decina di minuti a piedi, ma verrete poi ricompensati dalla bellezza della natura e del mare, e la foto qui sotto parla da sola. Le dune si trovano esattamente in fondo alla spiaggia, quindi bisogna camminare altri dieci minuti per osservare da vicino quelle più alte.

Attenzione: se vi state chiedendo se si può salire sulle dune la risposta è no. Col tempo i passi dei turisti hanno abbassato la loro altezza di parecchi metri e ora ci sono degli addetti che controllano attentamente il vostro comportamento. Tranquilli però, le foto verranno comunque bellissime!

Le dune bianche di Porto Pino

Dopo una giornata di mare vi consigliamo in zona l’Agriturismo La Grotta del Tesoro a 35 minuti di macchia dalle Dune di Porto Pino. Un menù fisso a più portate da 10 e lode che racchiude la tradizione culinaria sarda. Porzioni abbondanti e location magica avvolta dal verde. Noi abbiamo pagato €35 a testa, bevande incluse.

I deliziosi ravioli fritti ripieni di ricotta

Giorno 3: CALA DOMESTICA, PORTO FLAVIA E PAN DI ZUCCHERO

Sveglia presto per un terzo giorno pieno di posti meravigliosi da scoprire! Passando per la strada panoramica Sp83 ci siamo dirette verso la nostra prima meta della giornata: Cala Domestica. Questa bellissima spiaggia è in realtà è formata da due cale: quella principale, a cui si accede direttamente dal parcheggio, e quella secondaria chiamata “La Caletta”, a cui si accede a piedi mediante un passaggio tra le rocce sulla destra della cala principale. Essa è molto più protetta e, a nostro avviso, più calma e intima. L’acqua è cristallina e turchese, peccato solo per le numerose barche che ormeggiano al largo portando sporco e schiuma nel pomeriggio. Il nostro consiglio è quindi di raggiungere Cala Domestica la mattina presto e piuttosto spostarsi verso una nuova meta nel pomeriggio con l’arrivo del turismo di massa e delle barche.

Strada Panoramica SP83
La Caletta di Cala Domestica

Durante il viaggio di ritorno abbiamo fatto tappa a Masua per una gita in barca alla scoperta di Porto Flavia, delle grotte della Costa delle Miniere e di Pan di Zucchero, il faraglione più grande d’Europa. Il tour guidato sul gommone costa €25 a persona e si può acquistare direttamente ai chioschetti sulla spiaggia oppure online. L’alternativa è il kayak, ma a nostro parere è un po’ caro e le distanze non sono proprio brevi, e tutto sommato si spende di più vedendo di meno.

La prima tappa è stata Porto Flavia, che è un antico accesso a gallerie scavate nella roccia che permettevano il trasporto di materiali direttamente sulle navi. In passato veniva caricato tutto a mano sulle imbarcazioni, e questo nuovo sistema rivoluzionario dotato di nastri trasportatori ha permesso così la riduzione di tempi e costi di trasporto. Per i più interessati e curiosi, è possibile anche visitare questo capolavoro di ingegneria accedendo via terra, seguendo un percorso che dura circa un’ora. La visita guidata, acquistabile anche online, attraversa tutta la galleria e si conclude sulla terrazza esterna che offre un panorama sul mare e Pan di Zucchero. Noi abbiamo preferito vedere il monumento dall’esterno solo via mare.

Successivamente abbiamo girato attorno a Pan di Zucchero: un faraglione alto circa 132 metri che molti climbers arrampicano tramite diverse vie. Sicuramente poi la guida vi intrigherà con la storia della Madonnina situata a qualche metro di profondità e visibile solo facendo un bel respiro e andando sott’acqua!

Porto Flavia
La Madonnina di Pan di Zucchero

Le altre soste sono in corrispondenza di alcune grotte, tra cui la più famosa: Grotta Sardegna. E indovinate perché si chiama così? Perché per un magico effetto della natura ha proprio il profilo esatto della parte settentrionale dell’isola!
Interessanti anche la Grotta semi sommersa del soffione, la Grotta delle Spigole e la roccia a forma di elefante nella Baia dei Faraglioni. Complessivamente il giro è durato circa un’ora e noi l’abbiamo promosso a pieni voti!

Dopo Il tour siamo tornate alla nostra base a Capoterra per un’ultima notte al B&B Malu Entu, prima di spostarci verso nord alla scoperta di una Sardegna completamente diversa.

Grotta Sardegna

Giorno 4: BOSA, GROTTA DI NETTUNO, CAPO CACCIA E ALGHERO

Dopo tre giorni meravigliosi nel sud della Sardegna ci siamo spostate a nord-ovest dove abbiamo alloggiato due notti a Li Punti al Grazia’s Apartment, che si è rivelata un’ottima sistemazione dalla posizione strategica per vedere tutta la zona circostante: da Alghero a Stintino e ancora da Sassari a Castelsardo.

Ma un passo alla volta, ripartiamo dal principio: la mattina del nostro quarto giorno, ancora piene dalla cena della sera precedente, ci siamo dirette a Bosa costeggiando tutta la costa occidentale dell’isola, con un paio di soste presso le dune rosse della spiaggia di Piscinas e la spiaggia di Is Arutas. Bosa è un colorato borgo sardo in provincia di Oristano, a 65km da Alghero. Molto affollato d’estate, ma un must nel vostro itinerario. Se siete di passaggio a febbraio/marzo non perdetevi il Carnevale di Bosa che è uno dei più caratteristici e popolari della Sardegna: esso unisce il fascino delle maschere tradizionali ai festeggiamenti dei carnevali moderni! 

Dopo un giro tra le vie e i negozietti del paese fermatevi assolutamente nel Panificio di Marongiu Anna Maria, in via Vittorio Emanuele II, per dei tiliccas stratosferici, i dolcetti tipici più buoni che abbiamo assaggiato in Sardegna. Al termine poi di una sudata inimmaginabile sotto il sole cocente, ci siamo dirette verso quella che è la grotta più famosa della Sardegna.

Una delle case colorate tipiche di Bosa
Tiliccas

La Grotta di Nettuno ci ha lasciate proprio a bocca aperta: sia per la sua bellezza, sia per la scalinata di 654 gradini da percorrere per raggiungerla, la cosiddetta Escala del Cabirol, che si snoda lungo la parete del massiccio di Capo Caccia.

La grotta risale ai tempi preistorici e si pensa che gli uomini primitivi la usassero per le loro esigenze. Maestosa e possente si estende per 4 km, ma ai turisti è concessa solo una visita parziale. Per poter accedere agli anfratti più segreti, infatti, è necessario essere speleologi e richiedere un permesso.

Ci sono due modi per raggiungere la grotta: via mare e via terra. Sicuramente il metodo più comodo è via mare: bisogna semplicemente prenotare il traghetto che parte dal Porto di Alghero e arriva diretto alla grotta. Il biglietto costa €16 per gli adulti e €8 per i bambini. Il biglietto del traghetto non include l’ingresso alla grotta, che andrà acquistato separatamente.
L’altra via è di certo faticosa, ma più suggestiva: consigliamo la scalinata a chi può farcela senza troppe difficoltà (concedetevi un po’ di fiatone). Per accedere serve solo il biglietto della grotta, acquistabile online, che costa circa €14 per gli adulti e €10 per i bambini. Bisogna prenotare data e orario con un po’ di anticipo. La visita è guidata e dura circa un’ora.

Attenzione: la scalinata è lunga e sotto il sole estivo richiede pazienza ed energia. Portatevi obbligatoriamente tanta acqua fresca. I 654 gradini sono da percorrere sia in discesa che in salita. Ricordatevi che l’orario di ingresso del biglietto si riferisce alla grotta, quindi arrivate almeno con 40 minuti di anticipo, giusto il tempo di scendere con calma e arrivare puntuali dentro la grotta.

Escala del Cabirol
La Grotta di Nettuno
Grotta di Nettuno
Grotta di Nettuno

E quale tappa migliore per riposarsi un attimo dopo la visita se non le scogliere di Capo Caccia? Se arrivate alla Grotta di Nettuno con la macchina vedrete, poco prima di giungere a destinazione, una strada che arriva al punto panoramico di Capo Caccia. Una volta parcheggiata l’auto ci si può sbizzarrire a piedi ed esplorare i dintorni con una vista mozzafiato sull’Isola Piana. Vertigini? Solo i più arditi riusciranno a spingersi fino al limite e a non farsi intimorire dallo strapiombo (noi ad esempio siamo team fifone).

Con le prime luci del tramonto abbiamo deciso di aggiungere una piccola tappa improvvisata: l’intimissima Cala Dragunara. Poche persone, musica leggera, una birretta alla mano e un mare cristallino ci hanno fatto rimanere fino al calar del sole. 

Scogliera di Capo Caccia
Cala Dragunara

Piene di sale, ma anche di felicità, abbiamo deciso di tacito accordo che non c’era tempo di passare da “casa” per una doccia, e che Alghero, con tutto il suo splendore, ci stava aspettando. Trovare parcheggio è stato abbastanza complicato quindi vi consigliamo di non arrivare (come noi) proprio all’ora di cena, quando di posti liberi ne rimangono ben pochi. Dopo una buona mezz’ora di ricerca, un litro di sudore d’ansia da parcheggio e le rassicurazioni di Elena, missione compiuta!

Per cenare abbiamo scelto il Ristorante Gioberti, che in realtà non ci ha entusiasmate molto ma ci ha fatto vivere un’atmosfera sarda autentica. La vera magia di Alghero però sta proprio nelle sue viette romantiche, nelle bancarelle, nel grazioso e popolato centro storico e nel lungomare che sembra essere uscito da una fiaba. Se ce lo chiedete, per noi è una delle città più belle dell’isola e merita una o due delle vostre sere!

Alghero
Alghero

Giorno 5: LA PELOSA

La serata trascorsa ad Alghero ci ha regalato quel relax necessario per svegliarci presto e cariche il giorno dopo. Ebbene sì, anche noi non vedevamo l’ora di vedere con i nostri occhi la famosissima spiaggia La Pelosa, a Stintino. Partenza presto e prenotazione alla mano (posti giornalieri limitati per accedere alla spiaggia, ricordatevi di prenotare qui).

Prima di dirigerci in spiaggia però abbiamo fatto sosta al Biscottificio Demelas, a soli 15 minuti in auto dalla spiaggia (è di strada non disperate). Qui potrete assaggiare prelibatezze tipiche come le tumbarelle, formaggelle, ricottelle, ma soprattutto le seadas. Noi abbiamo fatto tappa proprio per quest’ultime e sapete quando dicono “oddio ne mangerei fino a star male”? Ecco, noi ne avremmo mangiate fin proprio a svenire. Inoltre potrete comprare anche malloreddus, culurgiones, ravioli di ricotta e seadas freschi che potrete conservare e cucinare in autonomia. 

Seadas, seadas e ancora seadas!

Un buon quarto d’ora di coda non ha comunque intaccato la nostra tabella di marcia e per le 9 stavamo già lasciando l’auto per incamminarci verso la spiaggia. Ah, utile reminder: in spiaggia non è possibile fumare e stendere gli asciugamani direttamente per terra se non con una stuoia sotto che eviterà di raccogliere e asportare sabbia anche involontariamente. Ma non temete, prima dell’ingresso è pieno di bancarelle dove potrete acquistarle. Mi raccomando, non solo così aiuterete a preservare questo posto magnifico, ma eviterete anche una salata (in tutti i sensi) multa. La polizia passa quotidianamente in spiaggia a controllare ed è giustamente intransigente. 

Acqua da film, poema, sogno. Mille tonalità d’azzurro si sposano insieme e creano un effetto unico. La gente è tanta, ma noi siamo comunque riuscite a trovare un posticino tranquillo dove sdraiarci al sole senza avere gente addosso. Non è però un lusso scontato: dei locali ci hanno detto che in alcuni giorni non c’è nemmeno mezzo metro tra un ombrellone e l’altro.

Spiaggia La Pelosa

Giorno 6: LE SALINE, CASTELSARDO E IL VIAGGIO DELLA SPERANZA PER PORTO CERVO

Già il sesto giorno! Ancora un po’ intontite e bruciacchiate dalla giornata di mare a La Pelosa, la mattina abbiamo dormito un paio d’orette in più. Abbiamo fatto le valigie e salutato i gentilissimi padroni di casa che non ci hanno fatto mancare nulla durante il nostro soggiorno.

Pronte a spostarci verso la parte nord-est dell’isola abbiamo però aggiunto una tappa sotto suggerimento di Grazia, la proprietaria dell’appartamento: la Spiaggia delle Saline. Per noi è stata la meta più bella dell’intero viaggio. Sempre sulla strada per La Pelosa, la SP34, scrivete su Google Maps “Kiosco Beach Stintino” e parcheggiate poco più avanti. Ghiaia bianca e mare come quello delle Maldive vi aspetteranno. Non vi servirà la prenotazione come per La Pelosa, ma consigliamo di arrivare presto per trovare uno spazio tranquillo dove mettere l’ombrellone. La spiaggia non è molto affollata e ci sono pochi turisti. Sono invece molti gli abitanti sardi che trascorrono lì le loro giornate. Aspettate poi le luci del pomeriggio per le foto, il sole alto porta con se’ colori meravigliosi e sfumature azzurro chiarissimo che assieme alla ghiaietta bianca regalano una spiaggia stupenda.

Dopo mezza giornata alle Saline, nel tardo pomeriggio ci siamo avviate verso Castelsardo per una visita veloce prima di partire definitivamente per il lato opposto dell’isola. Borgo medioevale meraviglioso che merita una visita: le pittoresche stradine del centro storico sembrano uscite da una fiaba e consigliassimi sono la visita al Castello dei Doria, un giro tra le botteghe locali famose per l’arte dell’intreccio, e la Piazza del Novecentario e del Duomo, entrambe caratterizzate da viste magnifiche. 

Le Saline
Le Saline

Ed eccoci qui. Prima o poi doveva arrivare l’imprevisto. Nella nostra pianificazione, “qualcuno” e lascerò intendere a voi il nome della colpevole, si è dimenticato che luglio ha 31 giorni e non 30. Quindi ci siamo ritrovate con una sera scoperta, senza alloggio e tetto sopra la testa. Le opzioni erano: prenotare qualcosa last minute oppure dormire una notte in macchina senza troppe pretese. Che dire, la seconda scelta sembrava più “all’avventura” e abbiamo optato per quella.

Alle ore 21:00 siamo ripartite per la nostra tappa finale del giorno: Porto Cervo. Innanzitutto abbiamo sottovalutato la “situazione benzina” dando per scontato di trovare distributori lungo tutto il tragitto. Sorpresa sorpresa, non è stato cosi: la distanza da Castelsardo a Porto Cervo è di circa 1h40, ma la strada passa per luoghi poco turistici fino ad immergersi poi per una buona oretta nella natura selvaggia che di notte è stata una bella prova. Riserva di benzina quasi esaurita e la minaccia imminente dello “stop forzato in mezzo al niente”, tra qualche cinghiale qua e là che passeggiava, ci hanno tenute in tensione per tutto il viaggio finché un miraggio ci è apparso all’orizzonte sotto forma di distributore di benzina proprio nel paesino di Luogosanto (nemmeno a farlo apposta).

Eccoci dopo questo viaggio della speranza a destinazione: Porto Cervo. Yacht, luci, ricchezza ovunque, ma proprio l’opposto di ciò che “vacanza” significa per noi, quindi dopo una mezz’oretta di giro ci siamo rimesse in macchina per trovare un posticino isolato dove fermarci e dormire. La vicina splendente (ironico) Abbiadori è stata il nostro rifugio per la notte, e in uno spiazzo lontano dalla vita notturna, dopo aver lottato contro il nostro materassino vagante in macchina, qualche zanzara e un caldo atroce, ci siamo addormentate felici (ma scomode).

Giorno 7: LA CINTA E IMMERSIONE CULINARIA SARDA

Primo pensiero della giornata: colazione! Abbiamo deciso innanzitutto di posticipare il nostro check in a Murta Maria, vicino a San Teodoro, in quella che sarebbe stata la nostra stanza per 2 notti, e di dedicarci prima a un po’ di mare e una bella colazione sarda. Ovviamente dopo l’imprinting con le Seadas a Stintino, abbiamo fatto “rifornimento dolci” da Cerica, a San Teodoro. Non potevamo iniziare il nostro settimo giorno meglio di così, davanti a una seadas fritta, calda e grondante di miele. 

Non proprio nelle condizioni ideali per un bagno mattutino, ci siamo comunque dirette verso la vicina spiaggia La Cinta. Spiaggione ideale per le famiglie e i gruppi numerosi di ragazzi che popolano San Teodoro. L’acqua è cristallina e rimane bassa per parecchi metri, permettendo ai bimbi di divertirsi in sicurezza. Il parcheggio è enorme quindi anche se troverete parecchi turisti non temete, c’è posto per tutti!

Pomeriggio dedicato completamente al check in e al realx: una doccia calda finalmente, un po’ di tempo per i social e per aggiustare qualche foto e un’oretta di sonora dormita. 

Per la cena abbiamo scelto un agriturismo pazzesco che consigliamo a chiunque sia in zona: l’Agriturismo Il Vermentino, una perla nell’entroterra, a 40 minuti da San Teodoro. Solo per la location tra i vigneti e la natura più assoluta vale una visita, e se il clima lo permette, chiedete di stare in uno dei tavoli fuori dove l’atmosfera romantica fa da padrona. Qui potrete gustare prodotti tipici locali in un ricchissimo menu fisso. Antipasti di ogni genere, malloreddus, porcetto sardo e tanti dolci tipici. Essendo anche una cantina, vi consigliamo di provare il loro vino, che nelle serate estive sarà la ciliegina sulla torta per le vostre incredibili giornate isolane. 

Agriturismo Il Vermentino
Agriturismo Il Vermentino

Giorno 8: LE PERLE DI SAN TEODORO

Ottavo giorno. Relax in spiaggia all’insegna del dolce far niente. Abbiamo scelto di spiaggiarci a Lu Impostu, spiaggia confinante con la famosa Cala Brandinchi (parcheggio inaccessibile per i troppi turisti dopo le 9/9:30, quindi vi consigliamo di arrivare la mattina prestissimo o di fare come noi: parcheggiare e sistemarci a Lu Impostu per poi raggiungere Cala Brandinchi a piedi in una ventina di minuti. Entrambe bellissime, ma entrambe super affollate. Ricordiamo che questa è una parte dell’isola molto turistica e prediletta dalle famiglie e dai ragazzi per i grandi spiaggioni che la contraddistinguono, e quindi, per chi come noi è alla ricerca di natura selvaggia e lontana dal turismo di massa, è un po’ stressante e caotica. Altre spiagge che secondo noi meritano una visita in zona sono la Spiaggia di Budoni e un po’ più a sud, a 50 minuti da San Teodoro, la Spiaggia di Berchida.

La sera abbiamo visitato San Teodoro ed i suoi meravigliosi mercatini estivi che ci sono rimasti nel cuore. Posto ideale per una passeggiata serale e per comprare qualche souvenir artigianale da portare a casa con se’. 

Spiaggia di Lu Impostu
Tavolara e Molara in lontananza da Lu Impostu

Giorno 9: L’OGLIASTRA E IL SELVAGGIO BLU

Eccoci finalmente giunte nella nostra parte preferita del viaggio: la scoperta dell’Ogliastra! Zona che si estende lungo il versante orientale della Sardegna, ancora poco marcata dal turismo di massa perchè forse meno adatta alle famiglie, ma già parecchio conosciuta per il Selvaggio Blu (uno dei percorsi di trekking più belli e difficili in Italia situato nel distretto di Baunei) e per le bellissime Cale che la rendono unica all’interno della Sardegna. 

Noi abbiamo alloggiato in un appartamento a Baunei, e da buone amanti della montagna ci siamo sentite come a casa. Baunei semplicemente non te l’aspetti: un borgo montano arroccato sul costone di monte Santo. Attorno ad essa si estende il Supramonte di Baunei, patria dell’escursionismo, del trekking e dell’arrampicata. Con qualche tornante si può arrivare dal borgo montano al silenzioso Altopiano del Golgo, ricoperto da una scura colata di lava basaltica. Inoltre, a pochi minuti di macchina da Baunei o tanti di camminata, potrete arrivare fino al famoso monumento naturale Pedra Longa, pinnacolo aguzzo alto 128 metri a strapiombo sul mare. Insomma soggiornare a Baunei è comodo per le numerose opzioni che i dintorni offrono.

In questa giornata un po’ uggiosa, dopo il nostro arrivo ci siamo dirette subito verso Pedra Longa per ammirare la sua imponenza. Dopo un’oretta di camminata esplorativa all’inizio del Selvaggio Blu e un bagno veloce a Cala Fenile, raggiungibile solo a piedi da Pedra Longa o via mare, cotte dal viaggio di quasi due ore su e giù per stretti tornanti da San Teodoro a Baunei, abbiamo accolto con gioia le nuvole e ci siamo ritirate nel nostro appartamento per ricaricarci al massimo per la giornata piena ed entusiasmante che ci avrebbe aspettato il giorno seguente. 

Pedra Longa dal Sentiero “Selvaggio Blu”
La vista dal “Selvaggio Blu”

Giorno 10: ESCURSIONE A CALA GOLORITZÉ

Chi di voi è già stato in Sardegna avrà sicuramente desiderato fare tappa nella suggestiva Cala Goloritzé! Noi aspettavamo questo giorno con frenesia, e con entusiasmo alle stelle e una sveglia da galli ci siamo messe in marcia per la tappa del nostro decimo giorno. Cala Goloritzé è accessibIle dalle 9:00 alle 17:00 e il numero è chiuso (max 250 persone al giorno). Per questo la visita va prenotata in anticipo attraverso l’app Heart of Sardinia con un di costo di €6 per contribuire alla tutela ambientale.

La Cala si può raggiungere solo a piedi (o in barca) e la macchina va lasciata nel parcheggio distante una ventina di minuti da Baunei. Check del biglietto all’infoPoint e via! Inizia il trekking! La camminata dura circa un paio d’ore ed è lunga quasi 4 km, con un dislivello di 513 metri. Mi raccomando, munitevi di un paio di litri d’acqua perché parola nostra, farà un caldo allucinante. Durante il percorso, se arrivate presto, vi capiterà di imbattervi in qualche capretta che farà da apripista.

Una volta alla cala, ad attendervi ci sarà un mare strepitoso che rimarrà tale fino a pranzo, per poi diventare troppo affollato nonostante il numero limitato d’ingressi. Noi infatti ci siamo godute tutta la mattina per poi ripartire nel primo pomeriggio, scoraggiate dal turismo di massa esagerato per la piccola cala. Ricordatevi che a Cala Goloritzè non ci saranno servizi o bar ad aspettarvi quindi preparatevi uno spuntino e tutto ciò di cui avrete bisogno per la giornata.

E mi raccomando: tutto ciò che si porta va riportato indietro, così da preservare questo pezzettino di paradiso e la natura selvaggia che lo circonda.

Verso Cala Goloritzè
Cala Goloritzè

Lungo la costa di Baunei troverete altre spiagge meravigliose (previa un po’ di fatica per raggiungerle): Cala Mariolu, accessibile con un trekking da escursionisti esperti e un limite massimo di capienza di 650 persone al giorno; Cala Biriala, con massimo 300 accessi giornalieri e accessibile mediante un trekking impegnativo dove una guida locale è consigliata; Cala Sisine, con un numero massimo di 1600 persone e Cala dei Gabbiani con una capienza massima di 350 persone (gabbiani esclusi ovviamente!).

Più a nord invece, spingendoci sempre più verso la zona del Golfo di Orosei vi consigliamo una visita alle bellissime Cala Luna (famosa per le imponenti falesie e le sue grotte), Cala Fuili Cala Gonone (a un’ora e mezza di camminata da Cala Luna).
Volete raggiungere Cala Luna da Baunei? Nessun problema, sono solo otto ore di camminata sostenuta lungo percorsi selvaggi! Tra Cala Fuili e Cala Luna è tra l’altro possibile visitare le Grotte del Bue Marino, arrivando via mare. Un tempo casa delle foche monache e oggigiorno un vero e proprio spettacolo della natura con stalattiti, stalagmiti e laghetti nascosti.

La costa appena descritta è ricchissima di luoghi incontaminati, poco turistici e selvaggi. Se l’intento è vedere più calette possibili allora il mezzo migliore per farlo è sicuramente noleggiare una barca con uno skipper che fa da guida. Gli escursionisti invece potranno trovare gioia anche nel fare una o due cale in una giornata attraversando la natura pura e godendosi il panorama dalla terra. Entrambe sono esperienze indimenticabili!

Ritornando alla nostra Cala Goloritzè, provate dal caldo e dalla fatica del trekking appena concluso, ma affamate come leoni, abbiamo deciso di cambiarci al volo a casa e di cenare nel bellissimo Ristorante Il Golgo. Con una caratteristica terrazza sull’omonimo altopiano che è stato il valore aggiunto della serata, questo locale è stato una vera e propria scoperta e ciliegina sulla torta. Menù? Antipasti della tradizione sarda, culurgiones in versione baunese, e per chiudere in bellezza (in dolcezza è meglio) Seadas deliziose. 

Giorno 11: GITA IN BARCA LUNGO LA COSTA DI BAUNEI

Per il nostro penultimo giorno ci siamo concesse un regalo meraviglioso: un mini-tour giornaliero in barca alla scoperta di tutta la costa Baunense.  

Partenza da very early birds, colazione volante in macchina e arrivo per le 8:00 a destinazione: il porto di Arbatax. Ad attenderci il nostro capitano e la nostra magnifica barca a vela pronta alla partenza: la “Cheval Blanc”. Una gita magnifica, consigliatissima per immergersi nella storia e nelle bellezze della costa baunense senza sentire la calca dei turisti sul collo. 

Abbiamo lasciato il molo alle 8:45, assieme ad altre 6 persone, per dirigerci alla nostra prima tappa: Pedra Longa.

Come già acennato precedentemente nell’articolo, si tratta di un famoso monumento naturale: un pinnacolo aguzzo alto 128 metri a strapiombo sul mare. Qualche tuffo nelle acque fredde, ma cristalline, e via verso la Grotta dei Colombi. Essa deve il suo nome ai vari colombi selvatici che la frequentano durante l’anno ed è raggiungibile solamente via mare. Questa cavità carsica è la prima di una lunga serie lungo la costa baunense e la sua formazione si deve all’erosione provocata dall’acqua piovana che infiltrandosi negli strati più profondi della roccia erode il calcare. La grotta ha un accesso stretto che si slarga al suo interno e diventa molto grande.

La Cheval Blanc
Ingresso della Grotta dei Colombi

La tappa successiva è stata Porto Cuau che racchiude sul suo fondale i resti del “Levante”, un mercantile affondato tragicamente nel 1963. Niente bagno qui per via della forte corrente, ma fortunatemante il nostro esperto capitano aveva altri piani: una sosta al largo di Cala Goloritzè per un tuffo nelle acque turchesi dalle mille sfumature. Ne abbiamo anche approfittato per pranzare ed è qui che abbiamo avuto la sorpresa più bella! Il capitano della barca aveva preparato per noi dei piatti tipici sardi tra cui dei culurgiones preparati (parola sua) dalla sua mamma la mattina stessa, e alcuni assaggi di sfizioserie locali. La scoperta più gustosa? La coccoi di Tortolì: ovvero una tortina di pane ripiena di patate, cipolla, menta e formaggio, stratosferica! Dove trovarla? Al Panificio La Spiga a Tortolì!

Cala Goloritzè
Pranzo in barca

La sosta successiva è stata la Grotta del Fico e penso che sia stata la cosa che più ci ha colpite e ammaliate in tutta la giornata. Essa si trova tra le cale ogliastrine e porta il ricordo della foca monaca, mostrando splendide concrezioni calcaree. Esplorata per la prima volta nel ’57 e aperta al pubblico nel 2003, è un luogo che cela ancora misteri, gallerie e cavità nascoste. Venne chiamata “del Fico” per il maestoso albero presente all’ingresso a picco sul mare. La grotta si raggiunge infatti via mare, dove con l’aiuto del vostro capitano e una passerella, raggiungerete l’ingresso a 7 metri sopra il mare.

Le preparatissime guide, incluse nel modestissimo costo del biglietto, che vi accompagneranno per tutta la visita, non mancheranno di narrarvi la sorprendente storia della grotta. Infatti, i primi speleologi ad addentrarvicisi furono testimoni di uno spettacolo tanto inaspettato quando meraviglioso: scorsero degli esemplari di foca monaca, rarissimi all’ora e oggigiorno non più presenti in queste coste ed acque. La visita all’interno della Grotta del Fico dura circa 45 minuti, ma per esperti speleologi è possibile proseguire per un altro tratto non atterezzato, essendo tutt’ora piena di percorsi speleologici, meandri e gallerie in fase di esplorazione.

Grotta del Fico
Grotta del Fico

Ultime tappe della nostra giornata in barca sono state Cala Mariolu e le cosiddette Piscine di Venere. Queste ultime risplendono subito dopo la Grotta del Fico e appena prima della famosa Cala Biriala. Troverete decine di sfumature di blu e azzurro ad attendervi e acqua cristallina dove tuffarvi per concludere al meglio il vostro giro in barca o in gommone.

Cala Mariolu
Piscine di Venere

GIORNO 12: COSTA REI E VILLASIMIUS

Il nostro ultimo giorno è stato dedicato ad una breve toccata e fuga della Costa Rei e di Villasimius. Se state cercando sabbia bianca e fine, spiagge semi attrezzate e acque basse adatte a bambini e famiglie, allora questo angolo di paradiso a sud della regione fa per voi. Tra le spiegge meravigliose della Costa Rei consigliamo: Cala Sinzias, Spiaggia delle Ginestre (e il famoso Scoglio di Peppino), Spiaggia di Santa Giusta e Piscina Rei.

Causa tempo stringente abbiamo deciso di proseguire verso Villasimius per fare un ultimo tuffo nelle spiagge di Punta MolentisPorto Giunco, prima di tornare in aeroporto a Cagliari, concludendo così il nostro anello.

La Costa Rei e Villasimius sono zone molto inflazionate dal turismo, ma riescono comunque a mantenere tutto il loro fascino e acque sempre pulite e limpide. La strada panoramica che si affaccia sulla Costa Rei e poi sul litorale sud-est è un’esperienza unica già di per sé! Quindi no rush se passate da lì in macchina e siate pronti a filmare qualche video ricordo di questa parte meravigliosa della Sardegna. 

CHE FATICA IL RIENTRO!

L’unica conclusione possibile per questo articolo sui nostri 12 giorni on the road in Sardegna viene incarnata da un bel: “Ahhh che fatica il ritorno”. Che sia Stintino, la Costa Baunense o la Costa Rei, la Sardegna è bella tutta. Ogni angolo nasconde panorami unici e luoghi più o meno frequentati dai turisti che rispondono ad ogni esigenza del viaggiatore. Spiagge nascoste, più selvagge e isolate? Pronte. Mare basso e cristallino, con spiagge attrezzate per le famiglie? Presenti. I prezzi negli ultimi anni stanno aumentando, sia per quanto riguarda il costo di voli e traghetti per raggiungere l’isola, sia per il costo di vita al suo interno. Fortunatamente però ci sono ancora molte zone che rimangono più accessibili. Che aspettate quindi? Pronte le valigie?

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