Costa Rica: 3 settimane di pura vida tra natura e avventure

Eccoci alla volta di una nuova avventura oltreoceano, per la prima volta in America centrale. Tra le possibili mete ci siamo lasciate incantare dalla Costa Rica: paese che occupa solo lo 0,03% della superficie terrestre, ma che vanta la più alta densità di biodiversità del mondo, tanto da diventare patria di più di 500.000 specie. Contiene infatti circa il 5% di tutta la biodiversità mondiale, il cui 3% è racchiuso nei confini del Parco Nazionale del Corcovado, giudicato “il luogo biologicamente più intenso del pianeta.”

Per viaggiare in Costa Rica abbiamo scelto dicembre, ovvero il primo mese di sole dopo l’intensa stagione delle piogge (che va da maggio a novembre). Questo ci ha permesso di ammirare la possente natura in tutto il suo splendore, dopo mesi di acqua che l’ha nutrita e resa verde e rigogliosa. Anche gennaio e febbraio sono ideali per visitare il paese: il clima sarà leggermente più secco e caldo, ma scongiurerete il pericolo delle piogge.

Il viaggio è durato tre settimane, tempo necessario per esplorare parecchie aree del paese dedicando a ciascuna la giusta attenzione, e per poterci addentrare non solo alla scoperta delle mete già segnate dal turismo (ancora comunque limitato) ma anche all’interno della selvaggia vita locale e nei luoghi ancora poco conosciuti ai viaggiatori.

Ci siamo poi lasciate guidare dall’istinto e dalla tranquillità, senza pensare troppo all’orologio. Ci siamo fatte trasportare in un mondo ancora protetto e reale che ci ha permesso di fonderci con la natura unica e rigogliosa. Abbiamo conosciuto tanti animali che popolano luoghi magnifici, selvaggi e misteriosi. E infine ci siamo immerse in esperienze “vere” così ormai difficili da trovare in Europa e nei paesi già invasi dal turismo di massa.

Ma quello che rende ancora più bella la Costa Rica è la mentalità dei suoi abitanti, i ticos, che non a caso hanno un’aspettativa di vita di 90 anni, una delle più longeve del globo, grazie al concetto della Pura Vida, che lascia spazio alla felicità più pura e alla semplicità più genuina. Contatto con la natura, gioia per le piccole cose, cura e rispetto verso gli animali, accoglienza e familiarità sono solo alcune tra le tante cose che i ticos vi trasmetteranno. Di loro vi potete fidare, sono persone molto disponibili e altruiste, ma nelle zone più turistiche bisogna comunque prestare attenzione. Solo una volta ci stavano per tendere una truffa, ma a questo ci arriveremo tra poco!

Vi racconteremo il nostro viaggio in Costa Rica suddividendolo in tappe e aree di interesse così da delineare tutte le mete della nostra avventura, senza condizionare il racconto con tempistiche e giorni spesi in ogni luogo. In base poi alle vostre esigenze si possono aggiungere o lasciare indietro alcune tappe personalizzando l’itinerario a vostro piacimento. Pronti allora? Si parte! 

INDICE

COSA METTERE IN VALIGIA E CONSIGLI PRIMA DI PARTIRE

Prima di partire con il nostro racconto di viaggio in Costa Rica facciamo un piccolo focus sui must-have. Naturalmente dipende dall’itinerario che seguirete: fare surf per una settimana o scalare il Cerro Chirripo richiedono attrezzature diverse, ma ci sono alcune cose fondamentali che bisognerebbe sempre avere nello zaino. Decisamente: scarponcini da trekking, crema solare 50, k-way impermeabile, repellente per insetti tropicali, una piccola torcia o frontalino, un binocolo, una borraccia con filtro purificante, una macchina fotografica. Il clima è tropicale quindi caldo ma anche umido, per questo sono fondamentali vestiti leggeri e soprattutto traspiranti. La temperatura può diminuire nelle zone più alte, come Monteverde, dove c’è bisogno di vestiti un po’ più pesanti.

Non dimenticate i farmaci più importanti che lì potreste non trovare, ma SOPRATTUTTO i vostri documenti. Per entrare in Costa Rica è richiesto solo il passaporto, non serve alcun visto o permesso.

Consultate Viaggiare Sicuri per restare aggiornati sulle notizie più importanti per i viaggiatori, come per esempio i vaccini richiesti, le aree di particolare cautela, dove si trova l’ambasciata italiana, numeri utili e tutto ciò che può essere utile per un turista al momento del bisogno.

Come ultima cosa vi consigliamo sempre di acquistare un’assicurazione sanitaria. Finora ci siamo sempre affidate a Europ Assistance: costi molto accessibili e copertura totale delle spese mediche con eventuale rimpatrio.

COSTI E MONETA LOCALE

La Costa Rica di certo non è la patria del risparmio. Il costo della vita è basso soprattutto nelle zone più remote e selvagge, ma le spese aumentano con le varie attività, gli ingressi ai parchi nazionali (cioè praticamente ovunque), traghetti e parcheggi, come vedrete più avanti nell’articolo. Poi ci sono anche gli hotel e l’auto, oltre che il volo di andata e ritorno. Vi consigliamo quindi una pianificazione anticipata del viaggio.

Il cibo invece costa relativamente poco. Ovviamente ci sono posti più economici o meno, ma le taverne locali (sodas) sono quelle più convenienti e offrono piatti tradizionali a basso costo. Per non parlare poi di tutte le noci di cocco (pipas frias) che comprerete a 1$ lungo qualsiasi strada per dissetarvi.

In Costa Rica circolano sia dollari che colones, la moneta locale, e nelle zone più remote è necessario avere i contanti persino per pagare gli hotel, quindi prelevate sempre! Per quanto riguarda i colones, beh, ci teniamo ad aggiungere che le banconote costaricane sono tra le più belle al mondo. Ognuna rappresenta una specie animale simbolo del paese e i colori sono così accesi e le immagini così belle, che invece che soldi sembrano figurine da scambiare dalle quali non ci si vuole più staccare.

Costa Rica
I colones

NOLEGGIO AUTO

Noleggiare una macchina in Costa Rica è un must se l’intento del viaggio è girare il più possibile in zone più remote e nascoste. I mezzi pubblici sono scomodi e inattendibili, specialmente fuori dalla capitale. Questo rende il noleggio di un proprio mezzo indispensabile per godersi al meglio la vacanza.

Noi ci siamo affidate a Discover Cars (che ormai è una sicurezza per noi), ed è un’agenzia che compara le migliori offerte delle varie compagnie di noleggio, tramite cui si prenota direttamente. Va sicuramente acquistata anche l’assicurazione, e considerando che proprio il secondo giorno un tico ci è venuto addosso con il suo pick-up, bisogna dire che l’agenzia è stata soddisfacente sia nel rimborso dei danni, sia nella gestione delle pratiche post incidente.

Qualsiasi agenzia o compagnia di noleggio scegliate, prenotate l’auto in largo anticipo (e con assicurazione totale), perché sarà una delle spese maggiori che vi troverete ad affrontare durante il vostro viaggio.

Ah, mi raccomando, un 4×4 è fondamentale per esplorare i luoghi più selvaggi e meno accessibili. Le strade che collegano i vari paesi all’interno della Costa Rica sono spesso sterrate e irregolari. Una gomma bucata è sempre purtroppo dietro l’angolo, quindi meglio arrivare preparati per poi gestire l’imprevisto (scongiuriamolo ovviamente) nel modo più efficiente. 

Costa Rica
Il nostro 4×4 appena tamponato

INTERNET E SIM

Ovviamente una volta scesi dall’aereo non avrete nessuna connessione internet, ma non temete, ci sono diverse opzioni. Qui sotto ve ne proponiamo due!

La più immediata è acquistare una nuova sim locale su cui verranno caricati un tot di giga in base alla tariffa scelta. Esistono diversi gestori telefonici in Costa Rica, ma i principali sono tre: Claro, Kolbi e Movistar.

Claro è il più piccolo, ma ha parecchi negozi attrezzati per tutto il paese a differenza degli altri due. La copertura di rete è molto buona, con eccezione dell’area di Monteverde e Corcovado dove bisogna fare affidamento ai wi-fi delle strutture scelte per pernottare. A livello di costi e tariffe, ecco di seguito le due più gettonate: 1GB per 7 giorni: 2000 CRC (circa 2,80€); 3 GB per 15 giorni: 4500 CRC (circa 6,20€).

Kolbi è il gestore colosso costaricano e copre tutto il paese, anche le zone più remote come Tortuguero, Monteverde e Corcovado. La copertura giustifica i costi che sono più elevati rispetto a Claro: 2GB per 30 giorni: 5000 CRC (circa 6,90€); 4GB per 30 giorni: 8000 CRC (circa 10,90€); 5GB per 30 giorni: 12.000 CRC (circa 16,40€).

Movistar ha una copertura discreta, lenta nelle zone rurali, ma comunque offre pacchetti meno convenienti rispetto agli altri due. Ma essendo valida in tutta l’America latina, se nel vostro itinerario è previsto un cambio paese (ad esempio Panama) allora può essere una buona soluzione, così da non dover comprare una nuova sim. 

NB: In Costa Rica i social media (come WhatsApp, Instagram, Tik Tok, ecc.) non sono sempre inclusi nei GB proposti nei pacchetti base. Per poterci navigare infatti bisogna acquistare una sorta di espansione per pochi colones in più, così da avere i social senza problemi.

Le sim possono essere acquistate nei negozi dei gestori telefonici che purtroppo non troverete in aeroporto ma in centro città, oppure nel centro commerciale più vicino all’aeroporto. 

La seconda opzione, quella che abbiamo scelto noi per comodità ma non sempre disponibile, è noleggiare presso la vostra compagnia di noleggio auto un piccolo router wifi che vi permetterà di avere GB illimitati in tutto il paese senza bisogno di cambiare sim. Va caricato giornalmente mediante cavetto in macchina o in hotel e funziona ovunque, con qualche limite nelle aree più remote dove anche noi ci siamo appoggiate alle strutture nelle quali abbiamo pernottato.

ITINERARIO ON THE ROAD

E finalmente eccoci qua! Dopo 12 ore di volo diretto da Amsterdam siamo arrivate al principale aeroporto della capitale San Josè, il Juan Santamaria (SJO), con la compagnia Iberia. Dopo aver noleggiato l’auto abbiamo passato la notte in un piccolo hotel nel centro della città prima di iniziare l’avventura che ci attendeva.

1. TORTUGUERO

Da San Josè ci siamo spostate quindi verso la prima tappa del nostro viaggio: il Parco Nazionale del Tortuguero, situato a nord est della cartina, nella regione Limòn. Raggiungerlo dalla capitale non è immediato, bisogna infatti mettere in conto 3 orette su strade montane e sterrate che, ebbene sì, sono state scenario del nostro incidente d’auto costaricano che abbiamo accennato prima.

A proposito di incidenti in Costa Rica! Esiste una regola fondamentale che dovete tenere a mente fin dal primo chilometro al volante: in caso di incidente non bisogna assolutamente muovere l’auto fino all’arrivo della polizia (e sì, è proprio il 9-1-1), la quale compilerà un report con la dinamica dell’incidente, fondamentale per ottenere il rimborso tramite l’assicurazione della vostra compagnia di noleggio.

Detto ciò, per raggiungere il Tortuguero è necessario lasciare l’auto al parcheggio al molo La Pavona e prendere il “battello” che in poco più di 1h30 vi porterà al villaggio del Tortuguero, porta d’accesso al maestoso Parco. 

Il parcheggio a La Pavona costa $10 al giorno, mentre i traghetti circa $3, con piccole aggiunte in base ai bagagli. Gli orari da La Pavona verso il Tortuguero sono: 7:30, 11:00, 13:00, 16:30, mentre la tratta contraria segue i seguenti orari: 5:30, 9:00, 11:00, 15:00. Questi orari sono indicativi, possono essere sempre soggetti a modifiche.

Una volta lasciata l’auto nel parcheggio, vi recherete verso il molo e verso l’unica struttura presente nei dintorni che offre caffetteria e qualche piatto caldo. Ad attendervi ci saranno i responsabili dei battelli e delle attività organizzate nel Tortuguero, ai quali, oltre a pagare il traghetto, dovrete anche già specificare e pagare le attività alle quali volete prendere parte una volta arrivati al Parco. Gli organizzatori vi rilasceranno una sorta di “fattura” scritta a mano e vi segneranno nella lista dei partecipanti, avvisando le guide e i rispettivi hotel.

NB: noi sapevamo già cosa scegliere tra le attività proposte, ma in caso di incertezza è possibile prenotare queste attività anche mediante i gestori degli hotel o lodge in cui soggiornerete nel piccolo villaggio una volta arrivati.

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Verso il Tortuguero
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Il villaggio del Tortuguero

Il Tortuguero è magico, le persone sono splendide e vivono con estrema semplicità. Passeggiare lungo le viette del villaggio significa vedere spezzoni di vita quotidiana che rimangono impressi. Le mamme che si riuniscono a dire il rosario, gli anziani che giocano a carte sul molo, bambini scalzi che si rincorrono o che sfrecciano con le biciclette da tutte le parti, scimmie che si arrampicano sugli alberi, nessun rumore artificiale. Un’atmosfera tranquilla e felice in cui gli abitanti si conoscono tra loro sentendosi in una grande famiglia e riescono a vivere e mantenere il villaggio grazie all’ecoturismo.

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Il villaggio del Tortuguero
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La spiaggia del Tortuguero

Le esperienze da vivere al Tortuguero sono molteplici, e il loro costo è giustificato dalla loro unicità e bellezza:

Night walk

Si tratta di una passeggiata notturna guidata alla scoperta della fauna locale che dura un paio d’ore. E’ un ottimo modo per poter osservare animali esotici non visibili di giorno nella tranquillità e silenzio della notte. Tutte le guide sono munite di un grosso telescopio con uno zoom pazzesco che permetterà di vedere gli animali al buio nei minimi dettagli, e di un occhio talmente vigile che, avvantaggiato dall’esperienza, non si perde nemmeno la più piccola delle rane. 

In generale una guida è quasi sempre necessaria per poter avvistare la maggior parte degli animali. Sembra scontato ma l’esperienza, l’occhio allenato e la conoscenza della zona fanno la differenza durante un escursione dedicata all’avvistamento di tutte le specie esotiche sulla vostra checklist. 

Noi abbiamo partecipato ad uno di questi tour la prima sera e abbiamo avvistato due bradipi, un porcospino appollaiato su un ramo, un paio di rane, qualche rettile (il più bizzarro è stato la lucertola di Gesù Cristo, così chiamata per la sua abilità di correre sulla superficie dell’acqua) e una miriade di insetti strani.

Non molto all’altezza delle escursioni notturne fatte nei giorni a seguire, ma essendo la prima volta per entrambe ci è sembrato comunque fantascientifico. Il primo bradipo avvistato non si scorda mai! 

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La lucertola di Gesù Cristo
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Altri avvistamenti

Birdwatching

Il paradiso per gli amanti dei volatili! In Costa Rica si trovano circa 800 specie di uccelli e ben 400 vivono nel Tortuguero! Quindi, binocolo alla mano e immergetevi in queste due orette alla ricerca sfrenata di tucani, motmot, ara scarlatte, colibrì e decine di altre specie.

• Escursione in kayak (singolo o doppio) 

La nostra preferita per visitare in modo alternativo il Parco e le sue meraviglie. Sveglia alle 5:00 e partenza alle 5:45 dal molo del villaggio. La nostra guida è stata la stessa che ci ha accompagnato durante la night walk, ovvero uno dei due fratelli che gestiscono l’Hotel El Icaco Tortuguero dove abbiamo pernottato durante i nostri giorni nel Parco.

Per entrare nel Parco e quindi fare escursioni a piedi o in barca, è necessario prenotare l’ingresso mediante l’appostito sito web. Mi raccomando, la prenotazione va effettuata il giorno prima, in quanto il sito non sempre riesce ad elaborare le richieste effettuate per il giorno stesso, e non si scappa: senza ingresso prenotato, che verrà controllato dai rangers all’entrata, non si può accedere al Parco. Ma non preoccupatevi: i proprietari dei vostri hotel e le guide saranno i primi ad avvisarvi di tutti i passaggi necessari. L’ingresso giornaliero per il Parco del Tortuguero costa $15 e può essere acquistato sul sito del governo qui

Dopo questi dettagli tecnici necessari, beh eccoci qui, ore 5:45 al molo in attesa della nostra guida. Umidità al 100%, vedrete che una volta arrivati al Tortuguero non baderete più alla messa in piega in quanto la situazione capelli diventa drammatica. Comunque, dicevamo: kayak in acqua e via lungo i canali del Parco. Il valore aggiunto di questo tour sta nell’orario. Infatti è il primo a partire dal villaggio e quindi anche voi sarete i primi della giornata a mettere piede (kayak in questo caso) nel Parco, evitando la maggior parte dei turisti che predilige la comodità dei tour in barca in partenza per le 8. L’unico rumore che sentirete a quell’ora è quello delle scimmie urlatrici, che vi teletrasporterà nel film Jurassic Park talmente rimbomba possente. Se non avessimo saputo dalla guida la provenienza di quei boati, li avremmo più facilmente associati a dei suoni preistorici. Provare per credere. 

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Escursione in kayak
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Escursione in kayak

Il Parco e i suoi canali sono brulicanti di vita. Fauna e flora rigogliose ovunque ci si giri. Noi abbiamo avvistato: caimani, scimmie ragno e urlatrici, moltissimi uccelli unici, iguane, tucani, pappagalli, bradipi e molto altro. Ma il momento migliore è stato quando ci siamo addentrate all’interno della giungla, sempre in kayak, tra liane e arbusti. Proprio lì, circondata dalla natura più folta, la nostra guida ci ferma e dice:” attenzione quando passate di qui con la pagaia, c’è un amico”: ecco, un caimano a pelo d’acqua, immobile, mimetizzato, guardingo. Non vi dico l’angoscia di passarci a 1 metro e avere anche il coraggio di scattare una fotografia…

Dopo 4 ore di pagaiate (forse ripensandoci per questo tour un po’ allenati bisogna essere) eccoci di ritorno per la colazione organizzata dall’hotel. Tutto meraviglioso e tutto così vero e intoccato dall’uomo, ci rimarrà nel cuore per sempre.

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In kayak dentro la giungla
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Caimano n.1
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Caimano n.2

• Escursione in barca

Stesso concept del tour appena descritto, ma molto più comodo per chi non vuole faticare troppo. Va però detto che il silenzio e l’esperienza immersiva dei kayak non si ritrovano nel tour in barca, che è sicuramente più rumorosa e turistica. Rimane comunque una valida opzione.

• Jaguar Trail

Il nome lascia intendere chi siano i maggiori frequentatori non umani dell’area. Ovviamente i giaguari sono molto rari da avvistare di giorno e si tengono alla larga dagli esseri umani, ma gli abitanti del villaggio sono testimoni di vari attacchi dei felini ai loro cani domestici e alle tartarughe in tempo di deposizione delle uova tra luglio e ottobre. 

Con partenza dal villaggio del Tortuguero, il Jaguar Trail è un percorso ad anello in piano che si sviluppa nella giungla per 2.5km, in parallelo alla lunghissima spiaggia affacciata sul versante caraibico che si raggiunge facilmente dal sentiero. Se siete nella stagione giusta, potreste anche imbattervi nella deposizione delle uova delle tartarughe o nella loro schiusa. Qui sotto vi lasciamo l’immagine che descrive i tipi di tartarughe presenti in Costa Rica e i rispettivi periodi di deposizione delle uova (nesting) e schiusa (hatching). 

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Jaguar Trail
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Jaguar Trail
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Nesting and Hatching

• Trekking al Cerro Tortuguero

Se avessimo avuto più giorni a disposizione, avremmo sicuramente dedicato una giornata a questo trekking. Il Cerro Tortuguero è un vulcano spento a nord del Parco ed è alto 119 metri.

Stesso procedimento per il biglietto d’entrata al Parco: da comprare il giorno prima sul sito del governo selezionando “Cerro Tortuguero”. Il settore del Parco del Cerro Tortuguero si può raggiungere facilmente con il traghetto che parte dal molo del villaggio e impiega circa 15 minuti. Il Parco è aperto dalle 6 di mattina alle 4 di pomeriggio.

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Il Cerro Tortuguero in lontananza

2. LA FORTUNA

Dopo il soggiorno al Tortuguero ci siamo spostate verso la nostra seconda tappa. La Fortuna, patria del famoso vulcano costaricano, è la città principale della regione Alajuela. E’ una zona molto più turistica rispetto alla precedente, dato che offre tantissime esperienze ed attività e lodge eleganti immersi nella natura in cui rilassarsi. Per questo quindi è prediletta dagli amanti dello sport e del trekking, ma anche dalle famiglie. La città in sé è molto semplice e abbastanza tranquilla, e mantiene la sua originalità nonostante il turismo.

Ma perchè si chiama così? Molti dicono che si chiami “La Fortuna” perchè è stata l’unica cittadina a essere risparmiata dall’eruzione vulcanica. Ma forse ha ragione chi sostiene che si chiami così per le numerose terre fertili che circondano la zona. Ovviamente noi abbiamo sempre scelto di credere alla prima versione.

Ma continuando con il nostro viaggio, arrivate verso 11 di mattina dopo 3 ore di macchina (abbiamo preso il traghetto di ritorno dal Tortuguero alle 5:30 am), ci si apre davanti uno spettacolo magnifico: Il Vulcano Arenal

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Vulcano Arenal, Costa Rica

Pit stop in paese per un pranzetto veloce e via verso la nostra prima tappa del giorno: La Fortuna Waterfall. Sembra uscita da un film di Indiana Jones o dal videogioco di Lara Croft. La terrazza panoramica è a soli 5 minuti dal parcheggio auto, e appena il paesaggio si apre non si può che rimanere a bocca aperta. Anzi, noi l’abbiamo tenuta spalancata per più di qualche minuto. Non avevamo mai visto un paesaggio del genere, e lo stupore ci ha avvolte. Dalla terrazza siamo poi scese fino alle base della cascata (qualche centinaio di gradini) dove volendo è possibile fare un tuffo. Se scegliete di fare tappa in questa zona del Paese, La Fortuna Waterfall è un must da inserire nel vostro itinerario. Prezzo per adulto: $18.

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La Fortuna Waterfall, Costa Rica

Ritorno in paese e cena nella Soda Viquez, dove abbiamo mangiato come delle vere e proprie locali in un’atmosfera casalinga. Stremate, ci siamo poi ritirate nel nostro nido di quelle due notti, ovvero Casa Torre Eco-Lodge, a una quindicina di minuti dal centro del paese.

Sorpresa delle sorprese la mattina seguente: una vista mozzafiato sul Vulcano Arenal proprio davanti alla nostra finestra. Altro tuffo al cuore dalla bellezza che avevamo proprio davanti a noi. Ci siamo spostate quindi nella caffetteria per la colazione, con una vista altrettanto bella.

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Casa Torre Eco Lodge
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Casa Torre Eco Lodge

Ed ecco che però sentiamo un tonfo sordo e vediamo un colibrì accasciarsi a terra di fianco al nostro tavolo. Purtroppo aveva sbattuto contro una delle finestre del locale, lasciate senza segnali anti collisione per gli uccelli. Con le lacrime agli occhi per l’accaduto, vediamo la ragazza al bancone avvicinarsi svelta all’uccellino a terra, raccoglierlo e stringerlo nella mano, spargendo una sostanza sull’altro palmo. E in dieci secondi eccolo lì di nuovo energico e pronto a volare via.

Abbiamo subito chiesto alla ragazza come fosse possibile visto che il colibrì era inerme fino a pochi istanti prima. Lei ci ha spiegato che quando subiscono forti traumi e quindi sbattono contro qualcosa, i colibrì entrano in uno stato di shock che può portare alla morte se non contrastato. Bisogna quindi prendere il colibrì in una mano e spargere dello zucchero sull’altro palmo, affinché lo mangi. Se la botta non è fatale, tempo 20 secondi e l’uccellino sarà di nuovo in pista e pieno di energie, come se uscisse da un black-out.

Scusate questa parentesi, ma ci sembrava carino diffondere a nostra volta questo tip salva-vita.

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La terrazza di Casa Torre Eco Lodge

Detto ciò, finita l’abbondante colazione, fatta qualche foto sulla terrazza panoramica del lodge siamo partite per fare un tuffo alle Hot Springs del Rio Chollin, anche chiamate Mini-Tabacon Hot Springs, perla nascosta di La Fortuna consigliataci dai gestori del lodge. I ticos infatti custodiscono gelosamente questo spot in quanto ancora poco toccato dal turismo. Avete capito bene, si tratta di sorgenti di acqua calda che formano un vero e proprio fiume termale dove potersi immergere e rilassare senza alcun costo. La corrente è un po’ forte in alcuni punti, ma nulla di ingestibile.

Noi abbiamo lasciato l’auto poco prima qui) e ci siamo addentrate nella foresta seguendo il cartello indicante le Hot Springs. In dieci minuti siamo arrivate a destinazione, e il resto è storia e relax totale. Mi raccomando, da non confondere con le Tabacon Hot Springs distanti un centinaio di metri che però sono a pagamento ($15 a persona).

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Hot Springs

E’ stata la pioggia a interrompere il nostro bagno caldo, e ci ha costrette a tornare all’auto e ripararci. Tempo però di cambiarci e splendeva di nuovo il sole, e persino le poche nuvole rimaste a coprire la cima del Vulcano Arenal si sono diradate, mostrando la sua perfetta cima a punta.

Seconda tappa della giornata: il Místico Arenal Hanging Bridges Park. Aperto dalle 6:00 di mattina alle 16:30 (con ultimo ingresso alle 15:50), il Mistico è uno dei modi più suggestivi per visitare la foresta affacciata sul Vulcano Arenal, con un percorso di 3.2 km che si compone di 15 ponti, di cui 6 sospesi. Nonostante sia un percorso predefinito, non mancherà occasione di avvistare moltissime specie animali, tra cui più di 300 specie di uccelli, 120 di mammiferi e 250 anfibi e rettili. Il biglietto è acquistabile online e il costo d’ingresso al Parco per il percorso Hanging Bridges è di $32 a persona.

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Mistico Arenal Hanging Bridges Park
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Mistico Arenal Hanging Bridges Park

Oltre a questo percorso è possibile organizzare anche altre esperienze all’interno del Parco, tra cui la Night Walk, la Twilight Walk (al crepuscolo), e il Bird Watching Tour. In ogni caso dopo quest’esperienza unica, moltissime foto sui ponti sospesi lunghissimi, e un pranzo nel ristorante del Parco con vista sul Vulcano Arenal, ci siamo rimesse in viaggio.

Abbiamo preso da una bancarella sulla strada un paio di pipas frias per berne l’acqua al loro interno (una vera e propria droga alimentata durante tutto il viaggio in Costa Rica) e abbiamo proseguito lungo la statale 142 alla volta di Liberia, la nostra tappa successiva, costeggiando il suggestivo lago Arenal. Nelle 2h30 di macchina che collegano La Fortuna a Liberia, abbiamo anche fatto amicizia con un branco di pizote, piccoli mammiferi costaricani simili a furetti decisamente troppo socievoli, distribuendo qualche carotina. Ci è stato detto solo giorni dopo, nel Parco del Corcoavdo, che anche se sfoggiano un musino dolce ispirante tenerezza in qualsiasi turista ignaro, i pizote sono famosi per i loro morsi che spesso provocano brutte infezioni e in alcuni casi la Rabbia. Fortunatamente per noi in questo caso, la nostra ingenuità non ha causato danni, ma hey, non vi fate impietosire da queste bestioline mi raccomando!

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Lago Arenal
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Lago Arenal
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Pizote
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Pizote

3. LIBERIA

Liberia è la città più conosciuta in Costa Rica dopo San Josè, si trova nella regione del Guanacaste che è molto diversa dalle aree viste precedentemente. Se nel Tortuguero e a La Fortuna eravamo circondate da verde, meteo variabile e umidità dovuta alla presenza delle foreste, nel Guanacaste sentivamo già il sole bruciacchiare la pelle, un clima secco e privo di pioggia e alla vista il paesaggio era composto da terre aride e pianureggianti. Non per altro è infatti definita “terra dei cowboy”.

Per noi Liberia è stata solo un appoggio di una notte all’Hotel Javy per l’escursione del giorno dopo a La Leona Waterfall, una delle esperienze più belle fatte in Costa Rica. Ma first things first: la colazione. Dobbiamo ammettere che la colazione è un pasto sacro per i ticos che consumano abitualmente il gallo pinto, un piatto tipico costaricano a base di riso e fagioli, accompagnato da uova strapazzate, platano fritto e frutta fresca. Comunque, con la colazione nello stomaco la giornata ci stava già sorridendo.

Ci sono varie associazioni che organizzano tour, ma noi abbiamo scelto Catarata La Leona Oficial, e tramite il sito ufficiale si può prenotare online già con largo anticipo. Costo del tour con guida inclusa per persona: circa $55.

L’organizzazione è stata impeccabile e allo stesso tempo talmente flessibile e tranquilla in vero stile costaricano. Abbiamo risalito a piedi, per più di 100 metri e immerse fino alla vita, il fiume Rio Blanco originante dal Vulcano Rincon de la Vieja per arrivare alla cascata. Il fiume è inoltre famoso per le tarantole che ci nuotano dentro (sì, avete capito bene) e sembrava una cosa considerata più che normale e senza motivo di preoccupazione dalla nostra guida.

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Rio Blanco
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Rio Blanco
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Canyoning senza imbrago
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Tarantola sulla sponda del fiume

Quello che più ci ha stupite è stato l’approccio dei ticos a questo tipo di esperienze: ci tengono a preservare la naturalezza e la spontaneità di ciò che organizzano. Abbiamo fatto canyoning controcorrente senza imbrago, ma semplicemente aggrappate a una corda legata ad un albero da tenere stretta e da usare come leva per procedere. Persino in acque alte senza appoggio nessuno ci ha mai fatto indossare un giubbotto salvagente. Se sapete nuotare, bene, se no imparate sul posto cari amici. Tutto questo ha reso l’esperienza vera e avvincente, come se ci fossimo trasformate d’un tratto in Indiana Jones alla scoperta dell’antica cascata perduta. Sentire finalmente di star facendo un’esperienza slegata dai soliti canoni organizzativi stringenti europei è stato liberatorio. Ma senza andare troppo oltre con l’entusiasmo e la fantasia, dopo queste due orette estreme siamo finalmente arrivate alla cascata. 

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Cascata La Leona
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Maestosa, forte e celeste brillante proprio come tutto il fiume, grazie alle sostanze vulcaniche provenienti dal Rincon de la Vieja presenti nell’acqua. Momento foto e bagno sotto la cascata e via di ritorno. Ma hey, non prima di aver provato il “volo d’angelo” da un roccione sporgente dentro una delle pozze create dal fiume. Davvero un’esperienza unica e reale, che ci ha fatto dimenticare per qualche ora di fare parte di un tour organizzato. Inoltre, la cascata non è ancora molto conosciuta tra i turisti e proprio per questo motivo non si incontra tanta gente sul percorso, se non qualche altro piccolo gruppo guidato. Ciò la rende un gioiellino nascosto e fuori dalle mete più marcate dal turismo in Costa Rica.

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Rio Blanco e roccione del “volo d’angelo”

4. PLAYA GRANDE E TAMARINDO

Dopo questi giorni intensi all’avventura abbiamo deciso che fosse il momento di un po’ di meritato relax in spiaggia. E quale posto migliore della Penisola di Nicoya? Una cosa non volevamo perderci: fare surf a Playa Grande, una delle spiagge più belle e conosciute della Penisola, poco più a nord di Tamarindo. Casa di centinaia di surfisti e famosa per le sue onde regolari e adatte a tutti i livelli. Non vedevamo l’ora. Da Liberia siamo quindi partite verso l’Hotel Indra Inn, una surf-house accogliente e proprio a pochi passi da Playa Grande. Senza perdere tempo, dopo aver lasciato le valigie in camera ci siamo fiondate in spiaggia, giusto in tempo per assistere al tramonto più bello della nostra vita. 

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Playa Grande, Costa Rica

Serata street food a Tamarindo, piccola cittadina a 40 minuti di auto a sud di Playa Grande, conosciuta come “la città dei surfisti”, che ci ha però un po’ deluse essendo un po’ più costruita e turistica. Insomma non proprio il nostro genere, ma allo stesso tempo rimane un must da vedere anche solo per la fama che la contraddistingue. Per un giretto serale è l’ideale, ma per un soggiorno all’insegna della pura vida forse non molto. Quindi dopo un giretto, un paio di noci di cocco e un po’ di street food al Jardìn Tamarindo, siamo tornate in Hotel. 

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Jardìn Tamarindo Food Truck Park
Costa Rica
Jardìn Tamarindo Food Truck Park

Figuratevi quando, una volta aperta la porta, abbiamo trovato ad aspettarci sotto la ciabatta delle prese una tarantola. Una TARANTOLA cari lettori, ai piedi del letto. Lo shock giusto per non dormire. Dopo sforzi immani siamo riuscite a farla uscire dalla porta accompagnandola dolcemente con un’infradito. Ovviamente l’ansia che ci saltasse in faccia da un momento all’altro non ha evitato sicuramente le nostre urla ad ogni suo movimento. 

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TARANTOLA in stanza

L’indomani finalmente abbiamo noleggiato due tavole da Frijoles Locos Surf Shop, Lessons and Rentals e ci siamo fiondate a prendere qualche onda in spiaggia. Avevamo desiderato di fare surf in Costa Rica e sognato quel momento da mesi e ora il sole sulla faccia, le gambe a penzoloni in acqua in attesa dell’onda successiva ci sembravano letteralmente il paradiso. Il pomeriggio è arrivato in fretta e a malincuore abbiamo riportato le tavole e ci siamo spostate a nord per una passeggiata a Playa Conchal, una tra le numerose spiagge più belle della zona. Noi confermiamo.

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Surf a Playa Grande
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Playa Conchal

Dovete sapere che il versante pacifico della Costa Rica è famoso per la nidificazione e la schiusa delle uova di tartaruga, due fenomeni tanto rari e delicati, quanto meravigliosi. Purtroppo non è possibile calcolare la perfetta cadenza dei pochi momenti in cui questo evento ha luogo e quindi rimane impossibile da programmare. Ma meglio così, perché le tartarughe marine sono molto sensibili al rumore e ai movimenti delle persone e alle luci. Talvolta questo può influire così tanto che per paura esse fanno dietrofront e tornano in mare senza deporre nulla. Il turismo deve diventare più consapevole e informato riguardo all’impatto che può avere sulla fauna costaricana e globale, in particolar modo sulle tartarughe marine che sono molto sensibili alla presenza umana.

Proprio per questo motivo noi non abbiamo partecipato a nessun “tour” organizzato tra quelli offerti con gruppi numerosi, ma abbiamo chiesto ad una biologa locale di accompagnarci personalmente in una spiaggia remota a nord di Playa Grande, spesso scelta dalle tartarughe come luogo ideale per la deposizione. Siamo partite quindi al tramonto per raggiungere Playa Nombre de Jesus, dopo 1h30 di macchina su strada sterrata e una quarantina di minuti di camminata al buio nella foresta che la precede. Una volta arrivate, munite di torce, un mare di stelle ci sovrastava.

Abbiamo aspettato un’oretta camminando avanti e indietro per la spiaggia in attesa che qualche tartaruga la scegliesse come meta per la deposizione, e infine siamo state ripagate. La prima tartaruga che ha risalito la spiaggia ha deciso poi a metà tragitto di tornare indietro. Capita spesso che le tartarughe fanno più volte avanti e indietro prima di trovare il posto adatto per le loro uova. La seconda tartaruga invece ha trovato il posto perfetto. Ha iniziato quindi a scavare con le pinne posteriori un solco dove deporre le uova e, approfittando del momento di trans, ci siamo avvicinate in silenzio da dietro affinché non ci vedesse.

Che emozione assistere alla deposizione, vedere lo sforzo e la dedizione con cui un animale mette al mondo piccole palline da golf perfettamente circolari che un giorno con un po’ di fortuna diventeranno esemplari adulti. Quando poi la tartaruga ha iniziato a coprire il buco è stata l’ora di spegnere le torce e allontanarci, così che una volta finita la fase di trans, non si spaventasse e tornasse tranquilla in acqua.

Purtroppo il tragitto verso la sopravvivenza delle uova di tartarughe marine è molto lungo. Durante il periodo d’incubazione di un paio di mesi sotto la sabbia, le uova sono a rischio a causa di predatori (primi tra tutti i procioni e pizote), turisti irrispettosi ma soprattutto bracconieri che le rivendono illegalmente sul mercato nero cinese a prezzi esorbitanti (le uova di tartaruga vengono infatti considerate come cibo afrodisiaco).

Se la fortuna è dalla loro parte e riescono a schiudersi, i piccoli si trovano davanti ad una seconda sfida: raggiungere il mare. Tre sono i rischi maggiori: che i predatori li attacchino e che essi perdano l’orientamento (per la presenza di turisti o di luci) dirigendosi dalla parte opposta rispetto al mare, facendo sopravvivere in media solo 1 piccolo su 1000. Come se non bastasse si aggiunge anche il problema del cambiamento climatico: la temperatura decide il sesso della tartaruga, e col caldo nascono sempre più esemplari femmine, portando squilibrio alla specie.

Ma ritornando a noi possiamo dire che l’esperienza è stata rispettosa, vera e da pelle d’oca. Speriamo nei nostri prossimi viaggi di aver l’occasione di assistere alla schiusa delle uova e, assieme a organizzazioni volontarie per la conservazione, guidare i piccoli verso il mare, proteggendoli dai predatori.

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La deposizione delle uova
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La deposizione delle uova

5. MONTEVERDE

A malincuore ci siamo lasciate il mare e il surf alle spalle verso la tappa successiva: Monteverde. Siamo quindi rientrate nell’entroterra, nuovamente umido ma soprattutto molto fresco, percorrendo quasi 200km in 3h40 salendo e scendendo per colline e altopiani.

Tra Juntas e Candelaria, sulla strada 145, pit stop al Finca Recreativa La Colina per ammirare un paesaggio unico sul Parco National Palo Verde. Stanche dei tornanti e delle strade sterrate siamo poi arrivate finalmente a destinazione: il Tityra Lodge, nido per le due notti successive. Con Booking siamo riuscite a prenotare un bungalow mozzafiato all’interno del bosco, leggermente isolato dagli altri e con vista sulla foresta nebulosa di Monteverde.

Come indica il nome, la Riserva della foresta nebulosa di Monteverde è caratterizzata da una coltre di nubi che si insinua tra la chioma degli alberi rendendo la foresta un’ecosistema magico e misterioso. Comprende sei zone ecologiche, il 90% delle quali sono foreste vergini (incontaminate dall’uomo), ed è casa di numerose specie animali e vegetali. Si possono trovare oltre 2.500 specie di piante (tra cui la maggior concentrazione al mondo di specie di orchidee in un unico luogo), 100 specie di mammiferi, 400 specie di uccelli, 120 specie di rettili e anfibi. Ma della Cloud Forest parleremo più avanti, non vi preoccupate, parecchi aneddoti di viaggio vi aspettano.

Finca Ricreative La Colina
Tityra Lodge

Dopo qualche urletto di gioia all’interno del Lodge, eccoci in direzione Don Juan Cocoa & Coffee Experience. Si tratta di un tour guidato di 2 ore alla scoperta di come effettivamente cioccolato e caffè vengano prodotti in Costa Rica. Le guide sono ragazzi giovani molto preparati che con esempi illustrati, assaggi, e mostrando le effettive fasi della preparazione, fanno sì che al vostro bagaglio culturale si aggiunga un tassello in più. Inoltre il tour prevede anche una fase finale riguardante la canna da zucchero, dove vi attenderà una dolce sorpresa! Fate scorta di borse perché alla fine del tour troverete un negozio di souvernis fornitissimo e di qualità, assieme a vari assaggi di caffè e cioccolato prodotti lì. Noi abbiamo preso tavolette e bites di cioccolato, tazze dipinte a mano, segnalibri, calamite e alcuni tipi di caffè che sono stati molto apprezzati al rientro in Italia.

La preparazione del cioccolato
Le canne da zucchero

Dopo una cenetta nel centro di Monteverde con vista tramonto (ricordatevi che Monteverde si trova a 1.330m di altitudine e i tramonti sopra un mare di nuvole sono all’ordine del giorno) abbiamo deciso di partecipare ad una delle Night Walk organizzate nel paese. Noi abbiamo scelto l’esperienza presso il Monteverde Wildlife Refugee, ovvero il tour notturno originale della zona. Inizio alle ore 18:00 o 20:00 e costo per persona di $35 con ingresso alla riserva incluso. 

Diogenes, la nostra guida, è stato magnifico. Prima di tutto, nonostante non avessimo prenotato un tour privato, eravamo le uniche due persone del suo gruppo, cosa che ha reso unica l’avventura. Lui poi si aggirava come un falco nella foresta buia attento ad ogni minimo rumore o movimento. Grazie a Diogenes abbiamo avvistato colibrì, tucani, un serpente in fase di digestione di un topo (a detta di Diogenes non si era mosso da quell’esatto punto da un paio di giorni per favorire la digestione), un curioso insetto dalla dentatura insolita, una tarantola gigante pelosa da film e, rullo di tamburi, una mamma bradipo con il suo cucciolo, intenti a ciondolare tra un albero e un palo della luce. 

Curiosità sul bradipo: il momento in cui raggiunge la massima vulnerabilità è quando è costretto a scendere dagli alberi per defecare, una volta ogni 5 giorni (oltre a essere lento ha anche un metabolismo lentissimo). Proprio in questo momento, a causa della lentezza, è esposto ad attacchi da parte dei predatori. Inoltre è da considerare che nonostante questo animaletto sia così tenero e apparentemente indifeso, esso è un vero e proprio nido di parassiti (zecche e zanzare tra i tanti). Quanto dorme vi starete chiedendo? Non meno di 19 ore al giorno!

Serpente in digestione
Mamma bradipo e il suo cucciolo
Tucano solforato
Rana dagli occhi rossi

Ma non si può andare a Monteverde senza visitare la Cloud Forest, una riserva circondata da fitte nebbie che la rendono suggestiva e veramente unica. E’ un po’ come ritrovarsi d’un tratto in una foresta magica. Ed è proprio qui che è possibile (con un po’ di fortuna) osservare delle creature mitiche dai colori cangianti che in America centrale hanno ispirato varie leggende e credenze locali: i quetzal e i colibrì.

Innanzitutto, come arrivarci? Da Santa Elena bisogna arrivare al parcheggio principale della riserva (indicazioni qui). Una volta parcheggiata l’auto è possibile prendere uno shuttle incluso nel biglietto del parcheggio ($5) che porta direttamente all’ingresso del parco, risparmiandovi una ventina di minuti a piedi in pendenza. Arrivati alla biglietteria sarà possibile acquistare il biglietto d’ingresso per $25 ad adulto senza guida inclusa, oppure optare per un tour guidato che vi garantirà probabilità piú alte di avvistare la ricercata fauna locale. Il biglietto si può acquistare anche online se si vuole evitare la coda e garantirsi l’ingresso, dato che il parco ha una capacità di accoglienza giornaliera limitata.
Orari: dalle 7:00 di mattina alle 16:00.

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Foresta Nebulosa di Monteverde, Costa Rica
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Foresta Nebulosa di Monteverde, Costa Rica

La  foresta è molto vasta e conta circa 26.000 acri, ma solo il 3% è esplorabile dai turisti! I sentieri che si possono percorrere sono nove e coprono circa 13km, e noi abbiamo deciso di proporvi i 5 più popolari qui sotto:

Sendero Bosque Nuboso: si tratta del sentiero maggiormente frequentato e conosciuto della foresta, lungo 1.9km e percorribile in circa 90 minuti a piedi. Il dislivello non è elevato, cosa che lo rende accessibile anche agli escursionisti meno allenati. E’ incredibilmente rigoglioso e noi qui abbiamo avuto la fortuna di avvistare il leggendario Quetzal!

El Camino: il preferito dai birdwatchers e anch’esso non conta un dislivello elevato nei suoi 2km di percorso.

Sendero Pantanoso: 1,6km di sentiero in mezzo ad un’area paludosa della foresta che ospita un elevato numero di piante e specie animali che prediligono questo tipo di ambiente. 

Sendero El Rio: questo sentiero passa lungo il torrente Quebrada Cuecha dove è possibile fare una deviazione fino a una cascata molto panoramica. E’ un’escursione che richiede circa un’ora e mezza per essere completata, o un po’ di più in caso di pit-stop alla cascata.

Suspended Bridge: a 100m di altezza, questo ponte rosso acceso offre una vista meravigliosa sulla foresta.

Per il tempo che avevamo a disposizione abbiamo scelto di percorrere senza guida solo il primo sentiero, e solo dopo pochi metri abbiamo avuto la fortuna di avvistare un esemplare maschio del maestoso e rarissimo Quetzal, dai colori brillanti, petto rosso fuoco e manto verde smeraldo. L’esemplare femmina invece tende ad avere colori meno sgargianti che la rendono meno vistosa. Il Quetzal è una specie che vive nel Centro America tra i 1.200 metri e i 3.000 metri di altitudine. Si stima che solamente 50.000 esemplari siano rimasti in natura a causa della caccia umana e dei predatori naturali, che rendono molto difficile il loro avvistamento.

Ma il fascino di questo uccello non è solo dovuto ai suoi colori e alla sua rarità, quanto al fatto di essere protagonista di leggende molto conosciute in America Centrale. Sono proprio le sue piume ad aver ispirato il mito del dio Quetzalcoatl (che per chi di voi non parlasse azteco significa “serpente piumato”), dio della creazione e del vento venerato da Aztechi e Maya. Il Quetzal era talmente sacro che ucciderlo era un reato, per cui veniva catturato, gli venivano tolte le penne e poi veniva liberato. Con quelle piume poi venivano creati oggetti sacri, come per esempio il famosissimo copricapo azteco dell’imperatore Montezuma.
In ogni caso questo piccolo uccello non era importante solo per le antiche civiltà, ma è diventato anche simbolo di libertà per stati attuali come il Guatemala, che infatti lo raffigura persino nella sua bandiera nazionale.

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Quetzal (foto di @gauravramnarayanan)

Il secondo avvistamento ci ha riempite più di spavento che di emozione: a pochi centimetri dai nostri piedi si beava sul sentiero un piccolo serpente del latte di colore rosso, bianco e nero, quasi identico al famoso e velenoso serpente corallo presente in Costa Rica. Ma come distinguere il corallo dai suoi imitatori non velenosi? “Rosso su giallo, serpente corallo; rosso su nero, non è quello vero“, quindi amici viaggiatori ricordate: se il colore rosso è vicino a quello giallo scappate! Il nostro amico era un rosso su nero, ma un mancamento ce l’ha fatto venire lo stesso.

Serpente del latte (o falso corallo)

6. MANUEL ANTONIO

Via verso una delle mete più turistiche del nostro road trip costaricano, ma altrettanto meravigliosa: Il Parco Nazionale di Manuel Antonio, nella regione Puntarenas. Abbiamo trascorso due notti in quest’area presso l’Hotel Flor Blanca, che con una posizione strategica a soli 8 minuti dal parco e un prezzo molto competitivo ci ha regalato una buon appoggio (e una colazione eccellente con il solito gallo pinto, uova, platano fritto e frutta tropicale fresca). 

Dopo aver trascorso la prima notte in hotel siamo partite presto per esplorare il parco e le sue bellezze. Qui, ebbene sì, abbiamo rischiato di subire la prima truffa della vacanza. Non avevamo prenotato online in quanto in tutti gli altri Parchi nazionali c’era sempre la possibilità di acquistare i biglietti d’ingresso alla biglietteria. Ecco, a Manuel Antonio NO! Ma noi questo lo abbiamo scoperto dopo essere state approcciate, mentre eravamo ancora in auto, da due uomini con l’uniforme del Parco che ci hanno detto che tutti i biglietti per quella giornata erano finiti. L’unica possibilità di entrare sarebbe stata con la loro guida per il modico prezzo di $70 a testa (invece del costo d’ingresso normale di $18 ad adulto). Panico. Immaginate noi, con un solo giorno a disposizione e tutte le altre tappe giá programmate per i giorni a seguire, e scarsissima conoscenza dello spagnolo.

Ci siamo guardate e abbiamo silenziosamente accettato il nostro destino: un tour guidato nel posto piú turistico della Costa Rica, l’unico Parco per cui avevamo escluso a priori la possibilità di farci seguire da una guida proprio per la semplicità dei sentieri e il desiderio di fermarci in spiaggia.

Così uno dei due uomini ci ha accompagnato in uno dei vari parcheggi abusivi nelle vicinanze e ci ha fatto pressione per il pagamento del tour che (a suo dire) sarebbe iniziato in un minuto e ci saremmo dovute sbrigare. Ecco, questo è stato il giusto campanello d’allarme che ha fatto sì che guardassimo sul sito ufficiale del governo se ci fosse davvero un’assenza di biglietti giornalieri. SBAM: tutti gli slot della giornata disponibili, anche senza la guida. In un nano secondo allora abbiamo approcciato il ragazzo che ci aveva condotte al parcheggio facendogli presente la situazione, cosa che lo ha infastidito a tal punto da voltarsi e andarsene, deluso dal fatto che non ci fossimo fatte abbindolare dal pressing della sua “agenzia di tour”.

Abbiamo scoperto in seguito che è usanza di queste agenzie che si contendono le visite guidate nel Parco abbindolare gli stranieri affinché comprino da loro l’ingresso con la guida e non sul sito ufficiale del parco).

Risparmiando quindi $50 a testa ci siamo subito fiondate fuori dal loro parcheggio alla ricerca di un posto più tranquillo dove comprare online i nostri biglietti d’ingresso normali.

Una volta parcheggiata l’auto e fatti i controlli di sicurezza per l’ingresso al Parco (unico posto che li attua, per farvi capire quanto sia turistico rispetto a tutte le altre zone visitate), è iniziata la nostra avventura a Manuel Antonio. Il Parco apre dalle 7:00 alle 16:00 tutti i giorni escluso il giovedì, in cui rimane chiuso. Nonostante sia il Parco piú piccolo della Costa Rica è anche uno dei più frequentati, probabilmente per i sentieri ben strutturati adatti a famiglie con bambini piccoli e le spiagge tropicali mozzafiato che lo rendono un vero paradiso per gli occhi.

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Parco Manuel Antonio
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La mappa del Parco

Come si vede dalla mappa del Parco i sentieri sono numerosi, e seguendo quelli del lato ovest si può raggiungere Punta Catedral dove le pittoresche Playa Manuel Antonio e Playa Espadilla Sur vi accoglieranno con le loro vibes tropicali. Un tuffo in mare e una pausa sulla spiaggia sono d’obbligo prima di esplorare altri sentieri. Noi abbiamo anche avuto la fortuna di avvistare un cervo, parecchi tucani, tante iguane e due dei quattro tipi di scimmie che si trovano in Costa Rica: le cappuccine e le scimmie scoiattolo. Le scimmie urlatrici invece le avevamo in precedenza avvistate nel Tortuguero e le scimmie ragno a Playa Grande e a Monteverde.

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Espadilla Sur
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Espadilla Sur
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Manuel Antonio
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Espadilla Sur
Una scimmia cappuccino annoiata
Una tra le mille iguane presenti

Verso le 16:00 abbiamo fatto ritorno all’auto e, non avendo pranzato abbiam fatto un pit-stop merenda (piú una vera e propria cena) da El Avion, un ristorante sulla via del ritorno caratterizzato dalla presenza di un vero e proprio aeroplano al centro del locale. Cenetta continentale e un tramonto magico sulla folta vegetazione e il mare sottostante. La conclusione perfetta di una giornata che ci ha riempito gli occhi di meraviglia. 

Ristorante El Avion
Ristorante El Avion
Tramonto da El Avion
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Tramonto da El Avion

7. DRAKE BAY

Eccoci giunti alla penultima tappa del nostro on the road costaricano: Drake Bay. Questa baia prende il nome dal pirata Sir Francis Drake che l’ha scoperta nel 1579 durante le sue esplorazioni e secondo la leggenda ci ha nascosto il suo tesoro. Non è chiaro, secondo questa leggenda, se il tesoro sia stato nascosto a Drake Bay o nella vicina Isla del Caño, distante 16km a nord-ovest dalla Penisola di Osa.

Drake Bay è il posto perfetto per disconnettersi dal mondo circostante e uscire dal mirino dei turisti, ripristinando il collegamento con la semplicità della vita e delle piccole abitudini lente quotidiane. Infatti a Drake Bay troverete spiagge incontaminate e panorami mozzafiato, ma nessun centro abitato con svariati ristoranti e negozi, quindi se è quello che state cercando, forse Bahia Drake non fa al caso vostro. Ma non disperate, un paio di baretti e ristoranti ci sono, semplicemente non sono ai livelli di Manuel Antonio o Monteverde. 

Arrivare a Drake Bay non è una passeggiata. La barca è l’unico modo sicuro per raggiungerla, a meno che non siate dotati di un potente 4×4 e potenziale desiderio di disavventura e decidiate di provarci in auto. Ma attenzione: bisognerà guadare più di un fiumiciattolo per arrivare a destinazione e le condizioni della strada sono spesso incerte a cause dalle piogge e del fango. Noi non ci abbiamo pensato due volte e abbiamo optato per raggiungere la Baia via mare. 

La barca parte da Sierpe (distante circa 1h50 di auto da Manuel Antonio), ed è proprio qui che bisogna lasciare l’auto in uno dei parcheggi vicini al porticciolo. I ragazzi che accolgono i visitatori al molo indicano anche dove recarsi per parcheggiare l’auto, che sia lì davanti o in un parcheggio casalingo a qualche metro di distanza. Noi per l’appunto siamo state reindirizzate in un piccolo parcheggio nel giardino di una casa, e va detto che quando ci hanno chiesto di consegnare le chiavi per poterla muovere in caso di emergenza ho momentaneamente annusato puzza di truffa, reduce anche dall’esperienza a Manuel Antonio. Il traghetto peró stava partendo e sotto rassicurazione di Elena, che è sempre la componente estremamente positiva della coppia (altri direbbero leggermente naïf), ho consegnato rassegnata le chiavi alla signora responsabile del parcheggio. 

traghetti da Sierpe per Drake Bay partono due volte al giorno, alle 11:30 e alle 16:00 e hanno una capacità di 25-30 persone. I biglietti si possono acquistare direttamente sul posto, ma vi raccomandiamo di arrivare con un largo anticipo vista la capacità limitata e le poche corse al giorno. Il costo del biglietto singolo di andata è di $20 a persona (stesso prezzo per il ritorno) esclusivamente in dollari o colones, per una durata di 1h30 in mezzo a foreste di mangrovie e paesaggi surreali.

Quando il Rio Sierpe e il mare si incontrano creano una fortissima corrente che scuote potentemente l’imbarcazione, facendovi sentire sulle montagne russe per 10 minuti, ma si tratta comunque di un fenomeno affascinante a cui assistere. Alla fine si tratta di un vero e proprio tour di 90 minuti quindi, anche se $20 sembrano tanti per la tratta, è decisamente un win-win sia per i traghettatori che per noi visitatori. 

Il traghetto vi lascerà sulla spiaggia principale di Aguajitas, il villaggio principale della baia, o meglio, vi lascerà ad una decina di metri prima della spiaggia, il che farà si che vi bagnerete completamente fino al ginocchio, quindi meglio indossare un paio di infradito per il viaggio! A scaricare le valigie sulla spiaggia ci penseranno i traghettatori, voi non dovrete fare altro che recuperarle e dirigervi verso l’impiegato del vostro alloggio che vi starà aspettando per condurvi all’home-stay.

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Aguajitas

Il nostro alloggio è stato Las Cotingas Ocean View, che come dice già il nome ci è rimasto nel cuore per la veranda con vista sull’intera baia e sull’oceano, anche se la prima notte è stata parecchio movimentata causa blatte. Consiglio: se decidete di alloggiare qui, fatelo in una delle 4 camere/bungalow principali, perché nonostante di giorno il nostro bungalow fosse perfetto, la notte si trasformava in base notturna non solo per noi, ma anche per delle blatte di discrete dimensioni. Indovinate chi delle due se n’è ritrovata una addosso di notte. Vi lascio immaginare Elena con una blatta sul petto che si sveglia e si rende conto che la distanza bocca-blatta era decisamente troppo ravvicinata…

Comunque l’indomani dopo aver spiegato il problema al proprietario ci siamo fatte cambiare camera, e lui stesso ci ha assegnato senza costi aggiuntivi la suite deluxe in cambio di una buona recensione su booking e nessuna menzione dell’accaduto. Ovviamente compromesso accettato!

Las Cotingas Ocean View
La vista
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La nuova camera
Las Cotingas Ocean View

Ci sono molte attività da poter fare in zona e vi verranno tutte proposte e organizzate dal vostro hotel su richiesta. Ecco quelle principali:

  • Birdwatching 
  • Snorkeling Isla del Caño
  • Dolphin & Whale Watching
  • Corcovado Hikes
  • Kayaking & Canoeing Activities

In aggiunta a queste attività bisogna citarne una più remota: l’escursione all’isola del Coco. Quest’isola si trova a sud della penisola di Osa, distante 36 ore in barca da Puntarenas. Si tratta di un vero e proprio viaggio di più giorni nell’isola più remota della Costa Rica, riserva protetta, patrimonio dell’Unesco e paradiso dello snorkeling e diving, nonchè di luogo ricco di leggende e misteri. A detta dei locali si tratta di un posto magico e di un’avventura unica ed esclusiva, e chissà, magari avrete qualche giorno extra rispetto a noi e potrete concedervi questa fuga in mezzo all’oceano. 

Ma dove mangiare a Drake Bay? Noi avevamo la colazione inclusa, ma come alternativa c’è sicuramente Marea Alta (posizione qui), il locale più cozy e carino della baia che offre un’abbondante colazione con un buon caffè o il pranzo. Ma il valore aggiunto per noi è stato il personale: oltre ad accoglierci in modo caloroso ci ha fornito una guida con tutti i tipi di uccelli avvistabili in zona, per far sí che potessimo riconoscere le diverse specie che sostavano al locale. Ogni mezz’oretta infatti il cuoco tagliava frutta fresca e la metteva in una sorta di grande “nido” creato apposta per far cibare gli uccelli di passaggio. Geniale. Siamo rimaste incantate a cercare di riconoscere piú specie possibili per oltre un’ora.

Per la cena abbiamo scelto due sere consecutive la Casa El Tortugo Drakes Kitchen, dove un menú in vero stile costaricano è pronto ad attendervi assieme a coloratissimi cocktails.

La via principale di Drake Bay
Platano fritto da El Tortugo

Il viaggio di ritorno potrete accordarlo direttamente con l’hotel che prenoterà su vostra scelta il traghetto delle 7:30 am o delle 14:20 pm, aiutandovi anche a portare i bagagli. Purtroppo noi ci siamo fermate in questo paradiso lontano dal mondo frenetico solo per due giorni e non abbiamo avuto occasione di fare tutto quello che ci eravamo prefissate. Tornando indietro forse avremmo scelto di trascorrere un giorno in piú nella baia per dedicarci a qualche attivitá extra, ma non vedevamo comunque l’ora di ripartire per la nostra ultima e più attesa tappa: Il Corcovado.

8. CORCOVADO

Il nostro soggiorno all’interno del Corcovado meriterebbe un articolo a parte visti gli aneddoti e le esperienze vissute, ma cercheremo comunque di abbreviare il nostro racconto per non annoiarvi troppo. 

Qualche info tecnica prima di iniziare: il Corcovado è uno dei parchi più estesi e ricchi di biodiversità della Costa Rica. È collocato a sud-ovest all’interno della Penisola di Osa che ospita circa il 2,5% della biodiversità mondiale. È patria della maggior parte degli animali esotici che siamo abituati a vedere sulle copertine dei libri: dagli sfuggenti felini, tra cui il giaguaro, puma e ocelot, al leggendario tapiro di Baird, tucani, pappagalli e tanti altri mammiferi, uccelli e anfibi.

Da Sierpe quindi abbiamo ripreso la nostra macchina e siamo partite alla volta de La Leona Eco Lodge, nel cuore del Corcovado. Per raggiungere questo lodge, che noi abbiamo ritenuto il miglior alloggio di tutto il nostro viaggio, c’è un po’ di strada da fare. Chi si sente particolarmente ispirato può decidere di avventurarsi nelal giungla con il suo 4×4, percorrendo strade (se così si possono chiamare) molto irregolari, guadando fiumi e sperando che nel frattempo vada tutto bene, dato che la connessione lascia il tempo che trova.

Noi abbiamo optato per un taxi dopo aver lasciato l’auto nel punto di appoggio del lodge a Puerto Jiménez. Con un costo di $90 per tratta siamo così arrivate dopo circa 2h30 a Carate, ovvero il punto finale della strada che ha un parcheggio, una pista di atterraggio molto arrangiata, e quello che più aspettavamo: lo stand delle pipas frias. Oltre a questo già il nulla.

Per arrivare al lodge bisogna mettersi l’anima in pace e camminare 3,5 km sulla spiaggia, con il sole cocente e un oceano che si apre affianco a voi. E i bagagli? Non preoccupatevi, c’è un piccola carrozza trainata da un mulo che fa avanti e indietro per la spiaggia e si occupa di portare le provviste e le valigie degli ospiti al lodge.

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La carrozza
La carrozza

Dopo la vostra ora di camminata ecco apparire il lodge. Inutile dire che con un cocktail tropicale di benvenuto ci siamo innamorate all’istante. Il lodge è completamente alimentato in modo naturale, e per questo non ci saranno lampioni la sera a tenervi lontani dall’oscurità della giungla, solo qualche candela. Il bagno è privato in ogni tenda, ma è praticamente all’aperto e con una doccia super originale!

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La Leona Eco Lodge
Il sentiero verso il mare
La doccia del bungalow
Il nostro bungalow
Il sentiero verso i bungalow
Il bar del lodge

Nel Corcovado siamo state quattro giorni, soggiornando nel lodge la prima e la terza notte, in un bungalow immerso nella giungla, mentre la seconda notte in una stazione ranger all’interno del Parco. Ma una cosa per volta. Colazione da campioni l’indomani, e via con uno dei trekking più belli della Costa Rica: La Leona-La Sirena (stazione ranger menzionata poco fa), ovvero 19km di pura avventura selvaggia.

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Parco Nazionale del Corcovado, Costa Rica
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La giungla
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Spiaggia del Corcovado, Costa Rica

Il percorso come dicevamo è lungo 19 km e l’escursione dura circa 8 ore, tra spiaggia e sentieri improvvisati nella giungla. Vi lasciamo il link qui e la mappa con i vari percorsi.

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Mappa del Corcovado e dell’escursione La Leona-La Sirena

Il trekking è stato organizzato dal lodge sotto la guida esperta di Felipe, che con la sua esperienza e il suo machet ci ha assicurato un viaggio sicuro nella giungla. Felipe ci ha aiutato a guadare fiumi, avvistare ogni tipo di animale selvatico (nessun felino purtroppo) e a scovare anche un esemplare del raro tapiro di Bard, il che è stato un sogno diventato realtà dopo ore e ore di ricerche durante il cammino. E infine adrenalina a mille nell’attraversare l’ultimo fiume cercando il coccodrillo che lo abita per tenerlo d’occhio e rimanere abbastanza lontani.

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La giungla
Il trekking
Alla larga dal coccodrillo
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Il trekking del ritorno

Dopo quasi 9 ore, arrivate a La Sirena eravamo stremate. Abbiamo fatto il check-in dove ci è stata assegnata una postazione letto (una cuccetta a castello fatta di un lenzuolo e una zanzariera) e indicato l’orario per la cena e la colazione. La Sirena può anche essere raggiunta via barca da Drake Bay o da Puerto Jiménez in rispettivamente 1h15 e 1h45 di barca. 

Postazione letto a La Sirena
Relax post-trekking

Tornate a La Leona l’indomani dopo altri 19km, ci siamo concesse del meritato relax tra le amache del lodge e le simpatiche scimmiette cappuccine che popolavano le palme sopra di noi. Quella sera, il 13 dicembre, abbiamo anche festeggiato il compleanno di Elena, che ha compiuto 23 anni in mezzo alla magia della giungla.  

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L’ultima sera a La Leona
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Tramonto a La Leona
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Tramonto a La Leona

Il nostro viaggio così è giunto all’ultimo giorno, abbiamo ripercorso la strada del ritorno con il taxi e dopo aver recuperato la nostra auto ci siamo dirette di nuovo a San Josè, pronte per ripartire la mattina dopo.

La Costa Rica ci è rimasta nel cuore: 3 settimane di pura vida tra natura e avventure sono passate in un attimo, e possiamo dire che è stato finora il nostro viaggio più bello, denso ed emozionante tra tutti i nostri on the road. Ci sono tantissime altre cose che avremmo voluto vedere, ma mai dire mai, la voglia di tornare in Costa Rica è altissima! Quindi cari amici viaggiatori, che aspettate? La Costa Rica vi aspetta!

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